Reviews

~ Recensioni ~

THE STREAM OF DISILLUSION  

TRUE METAL : 79

Secondo album per i Disease, band underground ma con quasi due decenni di storia alle spalle (il primo vagito di questo esperimento musicale è datato 1994). Il quartetto suona...death metal? Thrash metal? Progressive? Diavolo, ci sono più etichette che in un negozio di abbigliamento...Normalmente, cerco sempre di enucleare le  caratteristiche principali della musica, evitando di propinare al lettore una sequela di classificazioni inutili. Con questo concept, però, mi trovo davvero in difficoltà: i Disease suonano effettivamente quanto citato pocanzi, e anche di più! Per farvi un'idea, prendete una solida base thrash, ingrezzite quanto basta e mischiate con tempi dispari e passaggi audaci; avrete un'idea di cosa vi aspetta. Oppure, semplicemente, visitate il sito della band laziale e scaricate il disco che, come ogni capitolo della discografia del quartetto, è disponibile in download gratuito. E ora, bando alle ciance, procediamo con l'analisi dell'album!

Lento e soffocante, l'incipit di Different Suns si muove gravemente, arrampicandosi su arpeggi sempre più pesanti che accumulano pressione, trovando sollievo unicamente nell'esplosivo finale, un ponte che, idealmente, si allaccia all'aggressiva New Closer Hypocrisy.  Chitarre sfrenate, bassi pulsanti e batteria che pesta durissimo sono gli elementi costituenti di un brano che sfoga una potenza feroce, stemperata unicamente da qualche breve istante di rallentamento ritmico, quasi a voler concedere a chi segue delle pause per riprendere fiato. La melodica parte mediana detona nuovamente in una cavalcata tempestata di riff che cresce e cresce, catturando l'ascoltatore e lasciandolo quasi smarrito dal brusco cambio di tonalità della title-track. Abbandonate le sonorità thrash metal, cominciamo a muoverci nei confini di un death metal melodico ma decisamente brutale, in cui Tempesta alterna i vocalizzi puliti a un buon growl. Un cambio di registro interessante, sebbene il brano risulti meno coinvolgente dei precedenti, probabilmente a causa della minore varietà delle soluzioni armoniche proposte.  Release the emptiness apre con un trionfo della sezione ritmica del gruppo, per l'occasione costellato da distorsioni e acide dissonanze. Non lasciatevi ingannare, il gioco è sempre lo stesso; il quartetto intesse la sua tela su un amalgama di  momenti massicci e ruvidi, accostandoli a melodie più facili e puliti. Particolarmente ben riuscito l'aspro finale, un crescendo disarmonico che buca le casse ed entra direttamente nelle orecchie di chi ci si trova davanti.
Continuiamo il nostro viaggio musicale con Infinity: Enter The Wave,  lasciamoci trasportare tra chitarre scatenate, bassi rutilanti e arpeggi discordanti, elementi fondativi del pezzo più lungo dell'intero album. Nonostante si protragga un po' più del necessario, ha degli episodi davvero degni di nota e riesce a non pesare particolarmente, soprattutto grazie all'inventiva dei musicisti che si prodigano per proporre soluzioni sempre nuove. For My Deliverance è, probabilmente, il pezzo meno  convincente dell'intera produzione; sebbene continui a essere ben suonato, assistiamo a un inspiegabile banalizzazione della proposta. Un passo falso, evidentemente, ma che non grava più di tanto sul valore complessivo del CD. Ci avviamo verso la chiusura quando erompe  In This Morning, traccia gradevole, ben caratterizzata da riff decisi e da vocalizzi puliti, un buon sunto di quanto già ascoltato finora,  a cui viene aggiunto un retrogusto à la Pearl Jam che non stona affatto. A suggellare l'esperienza, Empty, una libera reinterpetazione  degli Anathema, piacevole impreziosimento di un disco già ben riuscito.

Immagino vi siate già fatti un'idea, ma sarà comunque mio piacere riassumere in poche righe la mia impressione su questo concept album. I Disease hanno realizzato un prodotto davvero di buon livello, sia dal punto di vista compositivo, sia per quanto riguarda l'esecuzione. Anche la produzione è più che discreta, soprattutto considerando che non è "sotto etichetta". Qualche sbavatura qua e la non riesce a penalizzare un disco che, alla fine della fiera, risulta di alto spessore. Promossi a pieni voti, consigliati a tutti gli amanti di sonorità che riescono a essere "pesanti" senza tralasciare l'estro creativo. Che aspettate?

Damiano "kewlar" Fiamin


THE EMPTY DREAM WEBZINE : 8 e 1/2

Il metal nostrano oggi ci presenta una delle pochissime band veterane dello stivale. Parlo dei Disease, presenti ormai da un ventennio sulla scena metal italiana. The Stream of Disillusion è il loro ultimo lavoro datato 2011.
Ciò che colpisce di loro è nell'uso vario, anzi varissimo, di generi, strutture e arrangiamenti, nonché uno svariato utilizzo della voce e delle atmosfere. In effetti loro sono paragonabili a un piccolo forziere, in cui dentro c'è un po' tutto il metal del XX secolo: il tecnicismo degli Annihilator, la spensieratezza degli Iron Maiden, i riff alla Megadeth, le atmosfere alla Metallica o alla Coroner, il progressive dei primi Atheist, il basso dei vecchi Opeth, la voce growl dei Novembre, … Insomma qualcosa di davvero apprezzabile senza oltrepassare la linea del plagio. In questi casi si parla normalmente di “post thrash death technic hardcore ripost progressive futur grove jazz”, ma io ho la presunzione di etichettarla come “Extreme Progessive Metal”.
Le canzoni sono molto dinamiche e mutevoli(si può passare da un rullo growl a un arpeggio jazz in pochi secondi), non troppe ma giustamente corpose, senza spendere troppo tempo.
Sottolineo la bravura di tutta la band nel non avermi annoiato con il loro cangiare(cosa che invece mi hanno fatto venire molte altre band dello steso filone), tecnicismo ben analizzato e sporadiche atmosfere sublimi. Onore anche al cantante che riesce benissimo a spostarsi in diversi stili di canto e cadenze.
Le uniche imperfezioni fortunatamente sono nella stragrande maggioranza causate dai gusti personali dell'ascoltatore, per il contenuto è tutta roba buona. Per esempio a me non è piaciuta molto la distorsione in alcuni tratti della chitarra elettrica o il canto clean, ma ovviamente oltre ad essere gusti personali sono anche peli nell'uovo, robetta.
Concludo nel dire che quando una band ha l'esperienza e sa cosa vuol dire “stupire l'ascoltatore” piuttosto che “stupire se stessi” la produzione è logicamente matura, giusta e degna di stima. Continuate così.


UNDERRATED ALBUMS

Non sono dei novellini i Disease visto che la loro carriera musica inizia nel lontano 94, la padronanza degli strumenti e una certa maturità è ben udibile durante tutto il cd. Le canzoni hanno una durata media molto elevata e ciò denota una buona capacità di song writing e senza dubbio esperienza. La cosa che manca però a volte è una soluzione che riesca a distinguere la canzone, un qualcosa in più, un super riff catchy o qualche melodia vocale che prenda. Purtroppo le sezioni in voce pulita sanno un po di 90's e non riescono a colpirmi sempre, giusto For My Deliverance ci regala qualche passaggio più evocativo. A livello ritmico e solistico le chitarre conoscono una grande gamma di soluzioni, dal thrash all'heavy, dal progressive al Death Metal. Performance ottimale anche della sezione ritmica che a volte si diletta con ritmiche propriamente jazz.
Complessivamente è un cd duro da digerire non solo per il minutaggio ma anche per passaggi dissonanti che lasciano interdetti, non sono certo il miglior amante del prog ma mi piacerebbe sentire più "In This Morning" e meno "Different Sun" in un cd di questo tipo.
Incoraggianti le scelte delle liriche curate e mai banali, temi criptici come il controllo mentale e futuri non troppo rosei rendono ricercato anche questo ambito del cd.
Ci sono lati da migliorare senza ombra di dubbio ma la possibilità di basarsi su strumentisti forti ed esperti è una cosa non da tutti, sta solo nel trovare una chiave di song writing vincente, questa è una auto-produzione ma mi auguro che con la dovuta fiducia qualche label terrà da conto la possibilità di mettere questa band nel suo roster con la previsione di un super cd.

BRUTALISM : 2 ON 5  

This is the next album of extreme, dark, progressive heavy metal for this band from Italy. Founded in 1994, for nearly 20 years this band has been attempting to take over Italy through either progressive or extreme elements. They have been jumping around the labels for a few years before settling with their most recent label.
At some points, the album feels disjointed and disordered, especially with some of the vocals that seem to overlap each other with no real sense at all, and this ruins this album spectacularly and quite early on. There is an attempt to mix normal metal and death metal lyrics, and this falls far short of anything that could be considered talented.  
It is a struggle to listen to it at times, and it doesn’t get any easier the deeper you get into it.

Kerry Henderson

RAW & WILD WEBMAGAZINE : voto 9

La band italiana Disease torna all\'attacco con l'album “The Stream Of Disillusion”dotato di molteplici influenze, tra cui post progressive, thrash e death metal: una triade esplosiva. Il bassista esegue ritmiche profonde, agghiaccianti e affascinanti. Il batterista esegue vari tipi di tempi, dai più complessi ai più articolati. I due chitarristi formano un'ottima combinazione di riff accattivanti e assoli superlativi. La voce è molto graffiante e forma un'ottima alternanza tra le tonalità pulite e le tonalità growling. Testimonianze delle grandi capacità di ogni membro del gruppo sono canzoni come “New Closer Hypocrisy”, “Release The Emptiness”, “For My Deliverance” e “In This Morning”. Un ottimo album dal punto di vista tecnico ed eccellente dal punto di vista stilistico-musicale.
Voto: 9/10
Lara Calistri


METALARCI WEBZINE : voto 6

Sebbene il progressive metal non sia considerato un genere propriamente di nicchia, ben poche band underground decidono di abbracciare i canoni dei tecnicismi e della precisione esecutiva, perché appunto il progressive non ammette sbavature o incertezze.
I Disease propongono un progressive molto malato e sporco, grezzo e ruvido fino alle viscere, accompagnato dalla voce estrema e da un songwriting che prende un po’ dal death melodico, e molto dall’heavy metal/hard rock di chiaro sapore eighties. Già, strano accostamento, che tuttavia va premiato per la sua originalità.
Peccato soltanto che questo sia anche il difetto principale di “The Stream of Disillusion”: sebbene non ci siano evidenti pecche compositive, il miscuglio sonoro appare in molti punti approssimativo e (leggermente) confusionario, senza una chiara identità stilistica che dia un’impronta stabile ai pezzi, che faccia cioè in modo di poterceli ricordare con facilità dopo l’ascolto. Che poi in fin dei conti non è una cosa grave, essendo che parliamo pur sempre di progressive metal, ma un po’ di “carattere” in più non avrebbe di certo guastato alle canzoni che talvolta preferiscono ripercorrere lo stesso sentiero e adagiarsi sul “sommario” senza farsi “riconoscere” chiaramente. Ultima critica che mi sento di fare: le clean vocals che nell’album fungono da coro avrebbero potuto essere studiate meglio per creare un “contorno” di migliore effetto.
Detto ciò, devo però anche ammettere che “The Stream Of Disillusion” non è un disco malvagio, anzi. Aggressivo, tecnico, ruspante e graffiante, con quel retrogusto ottantiano che non guasta mai. Tecnicamente validissimo quindi, suonato da musicisti che meritano tutti un applauso per il loro talento e la loro capacità esecutiva. Infine, i miei complimentoni al cantante e al suo growling convincente e insolito per il genere suonato. Davvero un’ottima aggiunta.


STEREO INVADERS : voto 8

“Italian Extreme Metal since 1994”: questa la dicitura riportata nel logo dei Disease. Una frase assai emblematica, che dice più di quanto non potrebbe sembrare a prima vista. Già, perché essere sulla scena da così tanti anni significa avere grandissima passione e avere anche maturato tanta esperienza da poter mettere a frutto. Allo stesso tempo non ci sono dubbi che si tratti di una band italiana: in quale altro Paese, infatti, un gruppo di questo livello sarebbe potuto rimanere ancora confinato nell’underground più profondo? Eppure i Disease tengono duro senza mollare, proseguendo un percorso artistico partito con vari demo, inizialmente di stampo prevalentemente thrash e poi con il primo album intitolato “5th Wave, Endless” del 2005. Rispetto al precedente “A Circular Decade In Motion” del 2008, un disco particolare, che comprendeva brani scritti e registrati originariamente nel 1998 e poi riarrangiati, sul nuovo album, intitolato “The Stream Of Disillusion”, si notano alcune differenze dal punto di vista stilistico. Nel corso degli anni, infatti, la band si è spostata verso un sound più complesso ed elaborato, orientandosi verso un death tecnico e fantasioso, ispirato ad acts quali Cynic, Atheist, Death e Pestilence, giusto per citarne alcuni, arricchito da elementi progressivi alla Opeth, con una cura particolare per l’aspetto atmosferico mutuata da Paradise Lost ed Anathema (di questi ultimi è presente anche una cover di “Empty”), oltre a qualche strizzatina d’occhio di tanto in tanto a sonorità post-hardcore. Lo stile dei Disease si è dunque ulteriormente evoluto in questa direzione: il risultato è che la loro musica fluisce in maniera libera, senza cristallizzarsi entro schemi precostituiti e senza essere immediatamente riconducibile a questo o quell’altro genere. I primi ascolti di “The Stream Of Disillusion” rischiano anzi di essere alquanto spiazzanti, perché l’ascoltatore, almeno al primo impatto, potrebbe trovarsi un po’ disorientato: vale tuttavia la pena di non avere fretta, in modo da poter apprezzare al meglio il disco in questione. Peraltro, l’album appare intriso di una certa vena malinconica, quasi pessimista, come sembra richiamare anche il titolo, che enfatizza l’approccio molto emotivo che i Disease riescono a trasmettere con la loro musica (bellissimi, in tal senso, anche diversi assoli) ed in particolare con una certa cura per le atmosfere presenti nelle proprie composizioni: ciò rende “The Stream Of Disillusion” un album quasi sorprendente, che riesce ad incantare e a conquistare ascolto dopo ascolto. Va anche detto che, in qualche occasione, magari un’alternanza tra cantato in chiaro ed estremo più misurata ed accorta sarebbe riuscita a rendere ancora più efficaci ed incisivi certi passaggi; in ogni caso, i Disease hanno saputo realizzare senz’altro un bel disco, con un songwriting molto valido e ben interpretato. Forse un giorno qualcuno si accorgerà di loro o forse no: ad ogni modo, poco importa, noi ve li consigliamo lo stesso, perché questi ragazzi sono davvero bravi e questo loro lavoro non va fatto assolutamente passare inosservato.
(Elio Ferrara)


ALONE WEBZINE :  voto 7

Con questo The Stream of Disillusion, i Disease si attestano sul loro secondo release dopo 5th Wave, Endless, confermando la propensione per le sonorità prog più estreme, macchiate a volte anche da atmosfere oscure. L'album, autoprodotto, si apre con Different Suns, un pezzo il stile Tool/Opeth davvero coinvolgente, con un riffing ipnotico e voce lontana e "citofonica". E poi subito dopo New Closer Hypocrisy, a sua volta imperniata su un riffing molto catchy con una parte solistica finale molto intensa. Le aspettative decollano, per venire disattese in fretta. I pezzi che seguono non sono altrettanto particolari e l'ascoltatore, con l'orecchio ormai viziato, se ne accorge. A parte Infinity: Enter the Wave, che fa da colonna portante con i suoi 9 minuti abbondanti di sperimentazioni e cambi di tempo, impreziositi dal meraviglioso riff iniziale ripreso più volte e da una parte strumentale che sa di jam session, e la trascinante e novantiana In This Morning, gli altri pezzi non restano particolarmente impressi.

Chiude l'album una cover di Empty degli Anathema, decentemente eseguita, che però non impreziosisce più di tanto un album che avrebbe potuto essere migliore. La voce dà il meglio di sè in pulito, ma viene fortemente penalizzata dalla qualità del suono, mentre il growl non risulta ancora convincente. Di questo lavoro vanno però apprezzate le molte influenze stilistiche, che fanno dei Disease dei "bricoleurs" che raccolgono nelle loro esperienze musicali spunti che sembrano buoni e che prima o poi potranno tornare utili. Non è un mero parafrasare lo stile di altri gruppi che li hanno preceduti, ma è un accorto mescolare spunti diversi per fonderli armonicamente a creare il proprio stile. In questo album si possono trovare infatti tracce di progressive, ma anche di thrash, come pure di rock anni '90, senza dimenticare un po' di sana psichedelia (a metà di Infinity: Enter the Wave parte un gioco ipnotico di richiami di chitarre in delay su cui si assesta una specie di jam session).

Insomma, nonostante ci sia ancora da lavorare su alcuni aspetti, il sound dei Disease sembra già maturo, pronto per farsi conoscere dal grande pubblico e noi non possiamo che fare i nostri migliori auguri a questi nostri talentuosi connazionali.
(Roxanne Hyde )


TIMPANI ALLO SPIEDO ' ZINE : voto 87


Canzone migliore dell’opera:
per motivi menzionati nel corpo stesso della recensione, ho una netta predilezione per “Infinity: Enter the Wave”. Oddio, “netta” proprio no, data la qualità spesso elevatissima dei diversi brani.

Punto di forza del disco:
indubbiamente la capacità rarissima di costruire climax raffinati, sempre vari ed anche belli sofferti.

Nota:

faccio notare, per far capire la mentalità completamente condivisibile, che il gruppo, in barba al profitto, ha caricato gratis su MegaUpload il proprio album. Ma, dati i recenti vergognosi avvenimenti che hanno distrutto uno dei più bei strumenti democratici degli ultimi tempi, il gruppo ha "trasferito" il proprio album (ma prossimamente anche tutta la discografia) su MediaFire. Eccovi quindi il link:

http://www.mediafire.com/?d8jkm7umys3xp4h

Nel caso il disco vi piaccia, vi consiglio caldamente di comprarlo chè supportare un gruppo che merita è sempre cosa buona e giusta.

No, questa spiegatemela: ormai è una tradizione molto curiosa di Timpani allo Spiedo ma sta di fatto che, a parte gli Eloa Vadaath, tutti i gruppi qui recensiti composti da fratelli/cugini sono di Roma e dintorni. Quindi ai vari Ghouls e Whiskey & Funeral si aggiungono i veterani Disease, i quali, passando a cose più serie, suonano uno dei miei sottogeneri preferiti, ossia quello che preferisco chiamare in maniera generica, ma alla fine neanche troppo, metal estremo progressivo (l’altro è il black/death a là Blasphemy. Insomma, mi piacciono gli estremi!). E quando mi arriva un gruppo di tal fatta (la cosa è decisamente rara e di conseguenza sempre benvoluta), la bava scende copiosamente dalla bocca come neanche la vista di una bella gnocca (oddio, se la musica ti fa quest’effetto allora ti consiglio di curarti! In compenso, ho fatto la rima ahahah – SBOINK!) perché si ha la possibilità di essere avvolti da una musica oserei dire totale nella quale la soluzione stramba è sempre ad aspettarti assassina all’angolo e dove ogni strumento partecipa attivamente nella costruzione delle melodie (e nei nostri il basso, da questo punto di vista, è veramente superlativo). E i Disease hanno fra l’altro suonato un mese fa qui a Roma per promuovere l’album, in una delle tante serate organizzate dalla Metal Massacre (solo una cosa: aprite un cazzo di locale dalle mie parti – Baldo degli Ubaldi e limitrofi – che metta ovviamente in cartellone gruppi metal! Per questo beato chi è in periferia…).

E pensare che il nuovo album, il terzo della serie, inizialmente mi ha sì impressionato, ma in maniera stranamente negativa. Poi, quando l’ho testato in cuffia, la situazione si è completamente capovolta, scoprendo un vero e proprio capolavoro, una perla che, contrariamente a gruppi analoghi come gli Eloa Vadaath e i giovanissimi Ammonal, rimane (quasi) sempre nei confini del metal, ovviamente non solo estremo, ed utilizzando i più classici strumenti, a parte qualche breve momento con la chitarra acustica.

Il bello è che, pur mostrando un’ottima predilezione per la melodia, i Disease sanno pestare, e quando lo fanno sanno sciorinare una cattiveria non da poco (a tal proposito, ascoltatevi soprattutto “Release the Emptiness” e “Infinity: Enter the Wave”) andando così spesso a nozze con il death metal più complesso e strutturalmente più sghembo e inquietante. Inoltre, i nostri non disdegnano neanche qualche puntatina nel black metal melodico (“ New Closer of Hypocrisy” ad esempio) e nel thrash, presentando quindi un quadro piuttosto completo che tiene conto di vari stati d’animo e sottogeneri metallici.

Tra le più diverse sfaccettature si erge il brillante comparto vocale, una vera e propria sorpresa. Sì perché Flavio non è soltanto l’autore di un urlo molto spinto che in un certo senso ricorda quello di …. Dei Kenòs, ma spesso e volentieri preferisce usare una voce pulita, veramente poco estrema e molto melodica da permettersi la costruzione di linee vocali sempre fresche. Oddio, a dir la verità forse il nostro esagera un po’ troppo con le sovraincisioni, generando così qualche momento di confusione e anche di non – funzionalità con l’attività più meramente concertistica (insomma, questa babele di sovraincisioni è riproducibile dal vivo soltanto con l’aiuto di qualche altro compagno). Se non altro, tale sperimentazione aggiunge un po’ più di imponenza al tutto, e fra l’altro essa si estende all’uso piuttosto frequente dell’effettistica, specialmente sulla voce.

Data tutta questa raffinatezza, risulta basilare la caratterizzazione dei vari pezzi, che infatti, sorreggendosi spesso su una iniziale struttura sequenziale (ma non esattamente rigida), riescono efficacemente a differenziarsi l’uno dall’altro, mostrando inoltre volentieri dei climax che vengono sviluppati ottimamente. Obiettivo che non viene dimenticato tanto nell’episodio più libero e selvaggio, ossia “Release the Emptiness”, quanto nel pezzo finale, cioè “In This Morning”, che ha una parte conclusiva da brividi con alcune linee vocali molto insistite, quasi come se si stesse celebrando un rito (per niente blasfemo, beninteso). Il climax viene sviluppato anche attraverso momenti molto atmosferici nei quali la tensione si accumula a poco a poco in maniera molto naturale ma bizzarra, cosa che viene esplicata soprattutto in una canzone molto particolare come “Infinity: Enter the Wave”, perfetto esempio della versatilità del gruppo.

Prima di tutto, bisogna dire che tale canzone è incredibilmente lunga, dato che dura la bellezza di 9 minuti, tempo nel quale succede praticamente di tutto, fra le altre cose anche il desiderio di estremizzare al massimo un discorso musicale già non molto tollerante di suo con l’ascoltatore. Cosa che si evince dall’insistenza del gruppo, che propone una parte finale sempre florida di sorprese anche quando la canzone sembra finire; e soprattutto da una fuga strumentale totalmente assurda nella parte centrale, fantasiosa ma strutturalmente statica, un po’ prolissa ma comunque funzionale. Ma quello che più colpisce di tale brano è proprio la sua inquietante e paradossale staticità, così da non avere un vero e proprio climax, pur funzionando perfettamente lo stesso data l’atmosfera da incubo.
Un brano che però non mi è proprio piaciuto, almeno in linea del tutto relativa, è la cover di “Empty” degli Anathema. Ciò perché, pur essendo abbastanza diversa dall’originale (infatti è molto più grintosa e rockeggiante), è troppo poco Disease, similmente a quanto è accaduto per “Gut Feeling” dei Devo riproposta dai sardi Hieros Gamos. Ciò significa che strutturalmente è più semplice e convenzionale del solito, e più prevedibile dal punto di vista delle soluzioni adottate che risultano infatti meno virtuose e quindi meno d’effetto, presentando allo stesso tempo un minutaggio molto lontano da quello degli altri pezzi, che invece durano sempre all’incirca ben 6 minuti, mentre la cover 3 in meno. Probabilmente essa risulta così “povera” e disimpegnata proprio per congedare nel modo più amichevole l’ascoltatore, e/o forse per chiudere il cerchio con “Different Suns”, una specie di intro che dà inizio alle danze in maniera infatti per niente traumatica. In ogni caso, la cosa più importante è aver concluso il proprio lotto di pezzi in maniera più che dignitosa, ma per la prossima volta consiglio al gruppo di interpretare in modo più personale le cover.
(Flavio Adducci)

ITALIA DI METALLO : voto 7
voto: 7/10
È dal lontano 1994 che i Disease sono attivi sulla scena italiana; allora la band era improntata su un thrash-death in stile piuttosto tradizionale. Il tempo ed i cambi di formazione, poi, oltre a portare alla release di vario materiale sia a livello di demo che di full-length, hanno segnato un parziale cambio di rotta in favore di sonorità più melodiche e progressive. Un'evoluzione di tutto rispetto, che nel 2011 si concretizza definitivamente nella pubblicazione di 'The Stream Of Disillusion', terzo album sulla lunga distanza.
Sarò sincero: i primi ascolti di 'The Stream Of Disillusion' non mi avevano affatto convinto: i pezzi tendevano ad annoiarmi, ed alcune soluzioni mi risultavano fuori luogo. Poi, invece, col tempo questo album è cresciuto dentro di me, un po' come il vino che invecchiando migliora. Nessuna pretesa di dare vita ad un lavoro easy listening, nessuna pretesa di risultare incisivi puntando sull'aggressività, ma tanti preziosismi nascosti, tante armonie fragili come un sottile filo: questa è la scelta dei Disease, ed è una scelta che- se si ha sufficienti pazienza e volontà per comprenderla fino in fondo- alla lunga paga.
Molto esplicativo, in tal senso, il fatto che questo disco si apra con un brano quale 'Different Suns', piuttosto avulso dagli schemi più datati, diviso a metà tra riffs serrati in stile techno-thrash e rampicanti melodie dal vago sapore psichedelico; ottima anche la linea vocale: il singer diventa qua un gregario, limitandosi ad accompagnare l'incedere degli strumenti con poche parole bisbigliate. Peccato solo che questo brano sia molto breve, ma questa mancanza in quantità è compensata dalle tracce successive: in particolar modo 'Infinity: Enter The Wave', che nei suoi quasi dieci minuti di durata ci offre soluzioni di vario tipo, tra riffs, soli e armonizzazioni, ed un basso molto presente che svolge un lavoro piuttosto importante nei fraseggi (e ricorda per certi versi alcune cose fatte dai Cynic...).
Quando poi le sonorità diventano più sostenute ed incalzanti a fare la differenza è ora la capacità di dare vita a melodie mai banali (brani come 'In This Morning' ricordano in quanto a gusto le strumentali che le band un tempo inserivano saltuariamente nei loro album, quei pezzi in cui le chitarre assumevano il ruolo centrale solitamente assegnato alla voce e dettavano così legge), ora un riffing molto ispirato ('The Stream Of Disillusion'). Note a parte per il lavoro del singer: pienamente convincente sul growl, ma forse un po' difficile da inquadrare (mi verrebbe da dire “a doppia faccia") in fasi pulite come è possibile ascoltare in 'A New Closer Hypocrisy'; sicuramente meglio, tra queste, quando sporca leggermente la voce, guadagnando in cattiveria.
Le cose da dire sarebbero molte (c'è anche una cover degli Anathema, in chiusura, resa in linea col proprio stile ma più “piatta” in intensità dell'originale) ma per prodotti di questo tipo la cosa migliore è farsi un'opinione propria, tanto più che i Disease rendono interamente disponibile 'The Stream Of Disillusion' per l'ascolto (ed il download gratuito) sul proprio sito. Nessun motivo, dunque, per non soffermarsi per un pochino su questa band, almeno per chi nutre interesse per il panorama di riferimento.
 (Francesco Salvatori)


ROCKGARAGE  : voto 7

Difficile far rientrare in un solo genere questo terzo album dei romani Disease, band attiva dal 1994 nella scena underground italiana che riesce a toccare diversi punti di vista e stili musicali durante tutti i suoi 45 minuti. The Stream Of Disillusion si presenta, inizialmente, abbastanza difficile da ascoltare ed interiorizzare perché molto “concentrato” e confuso, i pezzi sono molto compressi, quasi ci fosse molto da dire e poco tempo per spiegarsi. Ma questo non è assolutamente un punto debole bensì lo rende un album da centellinare e da ascoltare più volte per essere capito fino in fondo, per riuscire ad assaporare i generi che ci si presentano di fronte mentre passiamo da un brano all’altro ma anche all’interno di una stessa song. Il lavoro si apre con una particolare intro, Different Suns, che sembra altalenare fra una dedica ad un amore lontano ed il forte richiamo ad una doppia identità che vive in ognuno di noi, quasi un preambolo alla successiva A New Closer Hypocrisy che si apre pesantemente con un bel riff in pieno stile Arch Enemy per passare subito a suoni più morbidi che richiamano molto gli Avenged Sevenfold. Una buona linea vocale melodica (che rimane, tuttavia, troppo di sfondo rispetto alla parte strumentale) si accompagna ad uno screaming particolare ed a cori che si alzano alle spalle delle chitarre che, man mano che ci si addentra nel disco, si fanno sempre più attente al fraseggio volgendo lo sguardo verso ritmiche che si rifanno al death metal melodico di scuola norvegese come ci conferma la titletrack, ma che avrebbero bisogno di una registrazione meno distante e più precisa.
Segue poi la bellissima Infinity: Enter The Wave che con i suoi nove minuti e mezzo tocca tutte le corde che i nostri romani portano con loro presentandosi come un sunto della loro attività; dal thrash più “spaccone” fino alla ricercatezza dei cori a più voci e delle chitarre più raffinate, una canzone notevole che sembra parlare per il gruppo e dire “noi suoniamo così, se ti va bene ok altrimenti vaff…!”. Ed è proprio questa caratteristica il fiore all’occhiello dei Disease: la sincerità nel comporre i loro brani traspare tutta e fa capire che non scenderanno a nessun compromesso che possa indurli a cambiare rotta, e speriamo non lo facciano mai.
(Martino Pederzolli)


EMOZIONI DISTORTE
I Disease non sono certo dei novellini: attivi fin dal lontano 1994, hanno ormai prodotto una discografia di dimensioni rispettabili, con tre album in studio e diverse produzioni minori alle spalle. Non conoscendo i loro precedenti lavori, mi risulta piuttosto difficile etichettare la loro musica, anche perchè il primo impatto con questo "The Stream Of Disillusion" è stato, lo ammetto, piuttosto frastornante. Abituato da tempo a seguire altri generi di metal, non ero preparato ad una tale esplosione di violenza schizofrenica, che pare uscita direttamente da un ospedale psichiatrico: tale è la sensazione che i quattro musicisti italiani mi hanno trasmesso. Come una specie di versione rallentata degli Psycroptic, o una versione alternativa dei Between The Buried And Me, con forti influenze progressive e alcuni isolati sprazzi di melodia pulita e cristallina, i Disease con il loro terzo full - length ci propongono un'immersione in sonorità costantemente instabili, giocate su ritmi spezzati e distorsioni acide, mentre duettano una voce hard - rock e un growl paranoico, feroce. Molto ritmo, molta aggressività e notevolissima padronanza degli strumenti, unite ad un'attitudine "disorientante" che ci fa sentire come in mezzo a un frullatore: questa è la musica che troviamo su "The Stream Of Disillusion", per la gioia di chi nel metal ricerca sonorità vorticose e complesse.

Non si tratta certamente di musica semplice da capire, nè tantomeno da assimilare: è facile risultare interdetti da un tale pastone di influenze e sonorità diverse, come per esempio troviamo in "Infinity - Enter The Waves", o in "For My Deliverance", capaci di passare da inquietanti rallentamenti "alla Obituary" a contorsioni chitarristiche che ricordano una versione estremizzata dei Tool, mentre nel mezzo si ravvisa qualche parte vocale alla Wasp, o qualche assolo tipicamente rock ("In This Morning")...ma anche il death - grind - progressive di "New Closer Hypocrisy", con le sue improvvise e inaspettate aperture melodiche, non è niente male. Insomma, è ben difficile raccapezzarsi e capire che tipo di musica la band stia realmente suonando. Tuttavia, per chi ama questo tipo di musica che sta sempre in bilico tra due o più mondi, i Disease rappresentano sicuramente un buon acquisto: indubbia è la loro capacità tecnica e la loro fantasia, nonchè la capacità di graffiare con i loro suoni rocciosi e abrasivi, che colpiscono come un treno in faccia. Ma quando serve sono anche capaci di ammaliarci con passaggi melodici d'alta scuola, sempre però molto circoscritti e collocati nei brani come ulteriore elemento "schizofrenico": come la relativa tranquillità di un malato psichiatrico che è stato appena "convinto" a starsene buono, con mezzi più o meno discutibili: e appare così serafico e rilassato, ben disposto nei confronti di tutti...in realtà aspetta solo il momento per far uscire di nuovo le sue pulsioni malate e distruttive. Se non avete timore di immergervi in un tale stato d'animo, "The Stream Of Disillusion" fa per voi. Per chi invece ama il metal lineare, melodico e che va in una direzione precisa, allora è meglio pensarci due volte prima di provare i Disease, i quali difficilmente saranno merce per voi. A ciascuno i suoi gusti!

P.S: Davvero particolare la cover degli Anathema, "Empty", posta in chiusura: per quanto sia completamente stravolta rispetto all'originale, essa dimostra che sicuramente ai Disease non manca la capacità interpretativa.
(Daniele Gatti)

DEBASER.IT  voto 4 su 5
L'introduzione stavolta serve. Non come la paccottiglia sinfonico-orrorifica pacchiana del black sinfonico, non come la manciata di secondi di rumori che a volte le bands che se la tirano parecchio ci propinano. No, è un vero e proprio rito iniziatico, un test d'ingresso. "Se riesci a reggere a questa "Different Suns" potrai continuare ad ascoltarci fino in fondo" sembra dirci la band. I Disease. La batteria ciclica e ipnotica accompagna un liquido riff di chitarra che poi diventa nervoso e distorto ad intermittenza. Un biglietto da visita interessantissimo, figuriamoci il resto.
Quasi un'ora di musica suonata col cuore, sbalzi emotivi assicurati, non tanto dalla voce del cantante, comunque buona considerando che deve snodarsi tra la disperazione dell'hardcore e le harsh vocals passando per passaggi puliti, ma da una base strumentale camaleontica che ha tanto da dire. Consapevoli dei propri mezzi e capaci di racchiudere il tutto in canzoni dalla durata non proibitiva non è da tutti. Avere un batterista fantasioso che senti suonare in un modo in questo istante e quello dopo inserisce qualche tocco che fa rifuggere dalla staticità le canzoni non è da tutti, sfruttarlo men che meno. Vale più di mille parole la parte mediana di "Enter the wave", pezzo più lungo del lotto che miscela stacchi jazz a chitarre scippate al più originale black francese e poco dopo al Wah wah. Ma ecco il growl che già irrompe. Poi quel basso che ricorda tanto il De Farfalla degli storici Opeth dei primi album è sinceramente un punto a favore della band. "For my deliverance" è il pezzo più immediato, col suo lungo e torrenziale assolo e un ritmo che il piede cercherà invano di tenere. La coda melodica della rocciosa "In This Morning" ci conduce malinconicamente verso la cover di "Empty" degli Anathema, di cui non si sentiva il bisogno... solo perchè hanno già trovato una loro grande personalità!!! La cover è in ogni caso in chiave Disease.
Il disco è in download gratuito qui, ma credo proprio che in questo caso l'originale sia d'obbligo. Astri nascenti, date loro una casa discografica!
(the Monarch)

 METALITALIA.COM : voto 6

Con il nuovo lavoro “The Stream Of Disillusion”, messo a disposizione dalla band in download gratuito come il suo predecessore, i Disease compongono il loro album più complesso, ma – purtroppo per i Nostri – anche il meno riuscito. I ragazzi di Genzano puntano tutto su un progressive sempre estremo ed iperbolico, spruzzando il tutto di un afflato death metal ed aggiungendo elementi groove piuttosto persistenti. Dopo un’intro di chiara inflessione tooliana, eccoci catapultati all’interno dell’album da “A New Closer Hypocrisy”, sorta di rivisitazione in chiave groove dei Pain Of Salvation; le idee, qui come negli altri brani del lavoro, sono di discreta fattura, l’esecuzione è all’altezza, ma le capacità di scrittura non paiono delle migliori, prova ne siano le melodie inserite a iosa nel brano, che difficilmente vanno oltre la banalità. In aggiunta a tutto ciò, le clean vocals di Flavio Tempesta sono decisamente anonime; molto meglio quando il singer si cimenta con lo screaming. La successiva title track amplifica il groove, che arriva a ricordare certe cose dei primissimi Extrema, mentre le complessità ed il mood del brano richiamano gli Eldritch più incazzati. Ancora una volta, le melodie non sono azzeccate, così come non azzeccato è lo stacco death all’acqua di rose posto a metà brano, seguito da un assolo che non porta da nessuna parte. Anche “Infinity: Enter The Wave” è un episodio non particolarmente riuscito: a fronte di una struttura più semplice e vicina al death, la band sciorina dei pregevoli assoli progressivi che però non riescono a salvare una traccia fin troppo lunga e monotona. Bene invece il prog schizoide e paranoico di “Release The Emptiness” ed il groove molto intenso di “In This Moment”, che gode di buoni momenti solisti e di un nemmeno troppo sopito spirito hard rock. Da segnalare anche la coraggiosa versione di “Empty” degli Anathema, anche se l’originale è su un altro pianeta. Insomma, i Disease vanno senza dubbio incoraggiati per la sfrontatezza con la quale affrontano il genere e per un’indubbia perizia tecnico-strumentale. D’altra parte, però, vi sono delle melodie veramente scontate e scolastiche e delle partiture fin troppo confusionarie che affossano anche i momenti migliori di “The Stream Of Disillusion”. In questo caso non possiamo andare oltre una sufficienza risicatissima e tirata per i capelli. Speriamo in qualcosa di meglio strutturato per i lavori a venire.
(Luca Filisetti)



METALWAVE : voto 70
Presentare i Disease su Metalwave nuovamente mi pare controproducente in quanto, in questa webzine, abbiamo davvero recensito tutto il materiale della band thrash-prog-death laziale avendo ascoltato, negli anni, la raccolta di demo “Burning Memories” (2003), il primo full-lenght “5th Wave, Endless” (2005) ed il secondo capitolo su larga scala, “A Circular Decade In Motion” (2008), tutti e tre dai riscontri più che positivi. Ora è tempo di un ritorno sulle scene e i nostri non si sono lasciati scappare l’occasione per presentarci la loro ultima trovata dal titolo ”The Stream Of Disillusion”, ormai terzo album per un gruppo che, oltre a sapere esattamente cosa vuole, sta raggiungendo una maturità musicale e l’ultimo platter ne potenzia le peculiarità.
Il roccioso monopolio del metal estremo, espresso qui in molte sue forme, si fa avanti senza timore ma è lontano dal mangiarsi letteralmente le altre influenze più progressive e melodiche tanto che, nella maggior parte degli episodi del disco, funge più da ritmo che da soluzione in sé per sé; la poliedricità della band ormai è appurata e queste nuove tracce posseggono la giusta carica di un sound granitico, tecnico e fatto di molte incursioni melodiche in cui una chitarra pulita prende improvvisamente il sopravvento riportando il tutto ad una dimensione più leggiadra lasciando ad una carismatica voce il compito di interpretare più dolcemente i pezzi. Questa è, a mio parere, la forza dei Disease.
Solo un punto dolente: l’amalgama totale risulta ancora molto complessa da digerire ad un primo ascolto, motivo per cui consiglio di andarci molto piano e di sentire il disco molto lentamente per evitare una spiacevole confusione in quanto, oltre alle incessanti distorsioni, compaiono moltissime dissonanze mischiate con voci e ritmi assassini per cui è facile cadere nel tranello del “sì, ma fanno solo casino!” per coloro che non hanno le orecchie allenate a tale musica (“Release The Emptiness” e “Infinity - Enter The Wave” ma anche altre). Buona l’interpretazione di “Empty” dei grandi Anathema, cover atipica per una band di metal estremo ma i nostri sono stati piuttosto originali nel portarla nella loro sfera musicale.
Se ci andate piano scoprirete un altro buon disco rilasciato dai Disease, ormai iniziano ad essere di casa qui!




Mondo Metal : voto 8

 Dopo qualche anno di assenza, tornano i Disease con il nuovo lavoro "The Stream of Disillusion", registrato tra la fine dello scorso anno e l'inizio di questo, missato e supervisionato da Francesco Dellamorte (chitarrista degli Ultimo Mondo Cannibale). Questo secondo full length segue la scia stilistica improntata dal precedente album, proponendo per cui un metal estremo di stampo progressivo unito a elementi del thrash metal piuttosto che dell'hardcore melodico, questa volta rinfrescato anche da sfumature più attinenti al rock sperimentale e atmosferico.

Il sound ricco come sempre di armonizzazioni, incastri tortuosi – a volte claustrofobici – in grado di allontanarsi anni luce dalle soluzioni più scontate, e l'uso più profondo e proficuo di clean vocals, suggella il lavoro della band a un risultato molto soddisfacente.
L'album si apre con un evocativo intro, "Different Suns", che disegna un crescendo su pregevoli andirivieni atmosferici che gli strumenti in secondo piano e la voce di Flavio riescono a generare.
Cala il sipario e si entra nel vivo del disco: "New Closet Hypocrisy", un pezzo pieno di ripartenze e accelerazioni in grado di zittirsi addentrandosi in un lento arpeggio che man mano va crescendo e porta con sé il drumming molto accattivante di Massimo.
"The Stream of Disillusion", un pezzo davvero singolare con una melodia molto trasportante, ricca di ricami armonici che Flavio e Marco creano con le chitarre, il cadenzato del growl e la semplicità della linea vocale in pulito corrono paralleli su riff e inchiodate di tempo di cui il disco è pieno, dandone un certo spessore.
"Release the Emptiness" è il brano più caleidoscopico, con un'eccellente presenza del basso di Leonardo, che apostrofa molto bene le parti lente con giri allietanti e bacchetta con qualche slap le parti massicce; non mancano trame di batteria che mi hanno ricordato certi Atheist e coinvolgenti sovrapposizioni e discordanze delle chitarre.
Al centro troviamo "Infinity: Enter the Wave" il brano che più impersonifica il marchio originario Disease: furia, progressioni e melodia che a fasi alterne corrono e si annodano senza mai segnare una "fine o inizio concettuale" nelle varie parti del brano. Molto interessante è l'inseguirsi delle chitarre in un delay dall'estro psichedelico che avanza man mano che la sezione ritmica si fa più presente, per poi esondare su un ritornello incalzante e cattivo.
"For my Deliverance" è il brano più accattivante, e la cosa che colpisce apertamente è il drumming davvero intenso che da moods più jazz passa alle tormente tech thrash megadethiane. Le chitarre oltre che a piovere con insistenza con riffettoni del thrash death dei primi '90 avanzano su soluzioni più recenti di gruppi post progressive come i Sinew e Porcupine Tree.
"In This Morning", per dirla senza tanti giri di parole, è il pezzo che "tira". Interamente eseguito in clean vocal, è un brano molto introspettivo e strumentalmente non indifferente, con bei riff saturi di ricordi di gruppi anni '90 e frangenti in crescendo che, coadiuvati da un testo importante, trasudano pathos a dire basta.
A porre il fiocco a questo pacchetto ci pensa una notevole interpretazione di "Empty" degli Anathema, brano che ricalca le tematiche del disco e pone sotto un'altra luce il semplice encomio che i Disease fanno alla band di Liverpool.

"The Stream of Disillusion" è un'auto-produzione di tutto rispetto che segna il ritorno della band con un prodotto veramente eccellente e degno di essere l'erede di quel "5th Wave, Endless". Si esprime in otto tracce che si addentrano nel raccontare temi come la mancanza, il vuoto e appunto la disillusione verso il mondo e la vita, un album concettualmente davvero oscuro che ha saputo evidenziare la crescita e la maturazione stilistica della band sia nella scrittura del materiale quanto nell'esecuzione. Un ascolto davvero piacevole, da reiterare con gusto nel proprio stereo.
(Domenico Pugliese)







5TH WAVE , ENDLESS

SENSORIUM.IT
Cosa si celera’ dietro la definizione di 'Furious italian extreme metal'? Una roboante dicitura come quella sopra riportata funge solo da vessillo per la band per innalzarsi al di sopra delle solite categorie predefinite. Ma all’atto pratico siamo di fronte a una formazione che propone sonorita’ 'trasharole', aggressive fino all’inverosimile grazie a riff ispirati e al cantato cosi’ graffiante. Un disco che entra subito nel vivo, senza fronzoli ne’ giri di parole (cioe’ di note) gia’col primo pezzo "Empowering From Chaos", dalla consistente durata, carico di aggressivita’ e cattiveria. Altri capitoli degni di nota, nei 53 minuti di musica di cui il disco si compone, sono "After", una gemma in termini di tecnica ed originalita’, ed "Elegy For A Men Day (part I & II)", in cui la band si cimenta a fronteggiare tempi velocissimi con distorsioni come al solito taglienti, spezzate da brevi parti acustiche. Notevole anche la sezione strumentale all’inizio della seconda parte, che fa da prologo alla solita ridondante cattiveria e grinta, in un brano che basa le proprie fortune sul continuo e gradevole alternarsi acustico/elettrico. Altro bel brano e’, per chi scrive, "My Long Journey", particolare, non caratterizzato da velocissime cavalcate, ma dal carattere piu’ pacato (e non per questo meno cattivo). Bella la sezione ritmica. Attivi sin dal lontano 1994, i Disease sembrano gia’ maturi e pronti per un’esperienza ad alti livelli. Migliorabile la resa sonora, ma le idee gia’ ci sono e questo e’ gia’ un bel vantaggio.
Rosario Amico

SHAPELESS.IT voto 8
'Furious Italian Extreme Metal': così si definisce questa band nata nel '94, dedita al thrash/death e fondata dai fratelli Massimo e Flavio Tempesta. Band che dopo quattro demo e svariati concerti all'attivo arriva all'esordio discografico sulla romana Deadbang Records con questo "5th Wave, Endless". E la base è rimasta quella, ma con ulteriori evoluzioni: thrash/death metal quindi, ma di scuola tipicamente svedese. In primis, tra le influenze, citerei i Darkane: dalla band svedese i nostri prendono la maggior parte delle loro caratteristiche, vale a dire riffing tecnico, suoni potenti, melodia e drumming molto articolato. A tal proposito come non citare il grande lavoro di Massimo Tempesta dietro le pelli (mah, sarà il nome? è il secondo Tempesta che alla batteria fa miracoli!), che stupisce per il continuo groove che crea, e per il muro sonoro al quale dà vita quando il pezzo lo richiede. Anche il basso merita davvero, sempre presentissimo tanto che in certi momenti mi sembra quasi di sentire i Sadus, con quel basso sempre in primissimo piano. Attraverso le nove tracce che compongono l'esordio ci ritroviamo davanti composizioni lunghe e articolate: si arriva ai 10 minuti e 37 della conclusiva e bellissima "1000 Scars (By Time)", dai cambi di tempo e di riff sono continui, e in certi momenti non si può non notare l'influenza di Chuck Schuldiner con i suoi Death e Control Denied. Le migliori tracce a mio avviso sono quelle dalla quattro alla nove,in particolar modo "Elegy For A New Day",che è divisa in due parti: la prima ("Descent"), tipica bordata thrash/death; la seconda ("Redemption") più lenta e ragionata, in gran parte strumentale di scuola Cynic/Atheist. Invece devo dire che le prime tre tracce non mi hanno convinto per nulla, a dirla tutta mi sono piaciute davvero poco. In queste tre tracce ho sentito molti riff e idee buone, ma strutture molto sconclusionate, tant'è che mi ci è voluto un bel po' ad assimilarle, e la prova del cantante non mi è piaciuta. A proposito del cantante, qui partono le noti dolenti del CD: le linee vocali in certi punti non mi sono piaciute per nulla, anzi, devo ammettere che all'inizio di "Empowering From Chaos", con quell'attacco vocale ai limiti del pop, mi aspettavo poco di buono... Invece queste parti vocali si limitano molto, fortunatamente, e si alternano a parti più aggressive e spesso in screaming, ma comunque sempre abbastanza orecchiabili. Complimenti invece per la produzione, potentissima ma pulita e 'calda', con tutti gli strumenti ben in primo piano. Ottima davvero! Sinceramente una cosa che non ho capito la definizione che il gruppo si da: Furious Italian Extreme Metal... Non mi sono mai piaciute queste definizioni, tanto meno nel caso in cui non rispecchiano il vero stile della band. Insomma, sono abituato a roba ben più estrema e furiosa di questa. Ma alla fin fine sono dettagli, quello che c'è da dire è che questa band ha un potenziale enorme, e il giudizio del disco è pienamente positivo! Un consiglio solo: ascoltatelo almeno due o tre volte prima di giudicarlo...
(DanieleDNR - Aprile 2006)

KROSSOVER.agm.de

Disease plays a fancy mix of Prog and Death/Black Metal. But without the extreme screaming of Flavio Tempesta and some tempo changes, the Italians would not contrast from the standard of the others band in the same kind of music . A song like „Flowing Sin“ has some kickass Watchtower-Riffing in the first minutes and „Your Venom Through My Veins“ is mostly standard average song, but this is just one side of the coin. On the other side, there are raving thrash beats, joined by a screamed singing, which often reminds off Death's Chuck Schuldiner, whom F. Tempesta also resembles physiognomically. In combination with heavy Old-School-Powerriffs, that are played between that are played between short guitar bits with high note with high notes, the songs remind of Schuldingers Prog/Power – Project Controld Denied. As another benchmark, the two newest, less traditional powermetal releases of Labyrinth (minus the raw singing passages) could be mentioned, since the evil-doom, semiballadesque „Elegy For A Men Day – Part II: Redemption“ song with a strong Metallica-“Fade To Black“ - Quote would fit to them, too. Like their compatriots, Disease have a leaning for nice, but incosnpicous hooklines (after all the screamed singing constitutes only the half of the cantos, apart from that Tempesta has a pleasing, soft voice), which works out great and shows good results like the opening doublehit "Empowering From Chaos"/"After". That's very enjoyable and doesn't annoy that much like a similar act like Into Eternity. For a debut, „5th Wave, Endless“ is not just originally, but also well thought out. Just at the end of the 53 Minutes long album, the recipe of the band looses some of it's thrill since it becomes predictable. Maybe some more accousic guitars could help there, and Disease shows that they can handle them in some bits of "Elegy For A Men Day - Part I: Descent" and "1000 Scars (By Time)", a track, that even has a 60s-vibe.
Conclution: A great album that is highly recommended
Special thanks to Mega-till-deth and the other guys from the Megadeth german forum.

ROCK HARD magazine marzo 2006 voto 7
recensione presto on line

MUSIC EXTREME.COM
This band combines successfully many different aggressive metal styles such as thrash metal, pure heavy metal and also some death metal. The music here is complex and it is evident that these guys are really good musicians because they can do mulitple changes and arrangements within each composition. The band most of the time sounds really aggressive but in tracks like "Elegy for a new day part 2" they show a lighter side of their musical personality with some clean guitars and good bass lines in the beginning. the vocals are sort of a mix between extreme thrash metal ones and death metal ones, sort of in the Nevermore style. The tunes are memorable and powerful and they show many different elements thata re really welcome to our ears. A must have.

MUSIC SQUARE.IT voto 9 SU 10
È una delle prime volte che mi trovo a parlare di “classic death” metal. In questi Disease fanno capolino scream dall’oltretomba così come soluzioni melodiche e cavalcate de puro classic heavy metal. La voce di Flavio Tempesta non è potentissima, ma si spinge ad altezze impensabili per molti cantanti death metal della scena italiana e non , e spicca anche per la sua innata personalità e versatilità nel passare dal distorto scream al pulito, e con lui cambia anche istantaneamente il gusto della musica in generale e quindi il genere proposto. Prima si è convinti di ascoltare death metal, un minuto dopo ci si chiede se sia un altro gruppo!!! Musicalmente i Disease possono essere associabili ai Children Of Bodom o ai Norten con un pizzico di prog in più, in quanto la musica è heavy metal classico, e si fa trasportare dalla voce verso lidi più o meno death metal. Sicuramente originalissimi nelle ritmiche, un po’ meno nelle melodie di 6corde che a volte finiscono con lo stancare l’ascoltatore, per riprendersi spesso comunque con un assolo che “aggiusta” il risultato finale. Molto eterei e atmosferici in altrettanti passaggi, i Disease assumono potenza anche dalla produzione di suddetto lavoro che spicca per chiarezza e impatto. Chitarre dosate e cattive ma con pur sempre abbondanti frequenze medie (forse anche un po’ troppe..) per spiccare nel contesto ancora di più, assoli studiati e integrati con sapienza con tanto di suono alla Iron Maiden che contribuisce ancora di più alla classificazione della musica quasi come classic metal con venature progressive, e basso calibrato sapientemente ai “16th cellar studios” di Roma e suonato molto bene da Leonardo Orazi. Nota particolarmente positiva per la voce così versatile di Flavio e per il batterista Massimo Tempesta, anch’esso giovato da suoni di batteria più che buoni, soprattutto per la cassa alla Bodom. Pezzi come “Elegy for a new day” diviso in due parti, denotano più che altro la devozione della band per sonorità davvero particolari e cambi pulito/distorto con conseguente stesso cambio di voce, mentre in “Black comet” si nota la vena più Slayeriana del quartetto, ma solo a grandi linee: perfetto l’assolo. Presenti in tutto il lavoro anche svariati richiami alle sonorità dei Pestilence di “Spheres”, più come suoni e come ricercatezza dei riff che come canzoni vere e proprie, e si parla sempre comunque di grandi nomi della scena metal internazionale. La conclusiva “1000 scars” chiude in bellezza il lavoro, con una prestazione vocale da brividi e un intreccio melodico davvero ben pensato così come l’arrangiamento, fluido e scorrevole anche se si parla di un pezzo della durata di quasi undici minuti! Ottima prova, aspetto con curiosità il prossimo lavoro.

BLACKFUEL.COM voto 70
Since the new metalcore trend has risen, to play melodious pieces in hard songs, it’s almost every trend band trying to play this combination and it doesn’t sound good. 5th wave endless proofs it can be played good and how it supposed to be. On the deadbang debute from these Italian death/thrashers are these parts that make the band with a own face. While other trend bands are globing their shit like the ones I described earlier. Disease is just playing it like how it has to sound very good! They dont have that forced sound you hear on the other bands. On top of that the singer Flavio has clean voice that sounds way better than all off the other trendbands. This results to a very complex Death/Trash or furious extreme Italian metal as the bands like to call themselves. They are unique and memorable calling cart for people who love fevered dreams.
Recensione di Jelmer Birkhoff, pubblicata il 14-02-2006 . Special thanks to Debbie from Megadeth official dutch forum for the traslation.

METAL MANIAC
La quinta onda , senza fine , perche' 4 sono stati i demo prodotti fin qui dai DISEASE prima di arrivare al debutto vero e proprio sulla lunga distanza con questo nuovo lavoro. Da Roma ( e dintorni) il quartetto da vita ad un'interessante idea di death tecnico , citando nelle influenze la carica di Chuck Schuldiner e mettendo in azione i riff e la rabbia di un thrash evoluto che cede spesso a tentazioni heavy-prog melodiche. Ma le songs , specie nella suite "Elegy ..." divisa in due parti , sono ricche di cambi di tempo e di sfaccettature tutte da scoprire , con la band che fa il possibile per far rimanere il prorpio sound sempre variabile ed inafferrabile . Rabbia , produzione un po' soffocata , buone idee in songwriting e ancora quello spazio di crescita in piu' che ci lascia curiosi su cosa i DISEASE riusciranno a fare in prospettiva con il successore di questo "5th Wave ..." .
Recensione di Fabrizio Massignani , pubblicata su Metal Maniac heavy metal magazine di febbraio 2006.

BRUTALISM.COM
Disease is a band from Italy and is releasing with "5th Wave, Endless" their debut disc. They play metal in the vein of Nevermore and Death. Strong metal songs with classic metal vocals and good guitarstuff with nice leads. The songs are clocking over the 4 minutes and it doesn't matter at all. Changing tempo and melody with breaks are making the tunes vivid. Maybe it ain't all original or inventing new musical paths, but they play it convincing and tight. The album listens easily and very metal enjoyable. So give them a try and visit their site to download their previous demo too.
Pubblicata durante la prima settimana di gennaio 2006

METALSHOCK voto 7 su 10
Davvero strano questo debutto degli italiani DISEASE : anche volendo non riuscirei ad esprimere una definizione esaustiva di quello che c'e' nell'oretta scarsa di "5TH WAVE , ENDLESS" . Diciamo che si tratta di un metal estremo molto tecnico con influenze Atheist , Iron maiden , Dark Angel , Pestilence ,Burnt by the sun , Glassjaw echissa' cos'altro . : l'effetto e' straniante , durante il primo ascolto e'davvero difficile capirci qualcosa e l'impressione generale e' quella di un chaos piu' o meno incontrollato .Le cose vanno ovviamente meglio con il passare del tempo , tanto che dopo 3 o 4 volte il disco incomincia ad assumere una forma piu' definita . L'idea che mi sono fatto e' di un gruppo con voglia di fare cose cosi' diverse tra loro da non trovare la perfetta quadratura del cerchio . Effettivamente la carne al fuoco di "5TH WAVE , ENDLESS" e' davvero tanta , forse troppa e spesso delle soluzioni piu' dirette avrebbero giovato al tutto . Inoltre la produzione non e' eccezionale e questo spezza un po' le gambe ad un disco che di pretese ne ha tante e che avrebbe guadagnato con un suono piu' nitido ed ampio .Ma ci sono ampi margini di miglioramento e maturazione e sono curioso di sapere cosa potranno riservarci i DISEASE in futuro .
Recensione di BARG pubblicata su METAL SHOCK 15/31 dicembre 2005

Radio Anarchia voto 8 su 10
Disease nascono nel 1994 da un'idea dei fratelli Massimo e Flavio Tempesta, i quali propongono un thrash-death molto originale. Nel 2004 firmano un contratto disgrafico con la Deadbang Records di Roma per il loro primo album "5th Wave Endless". Il primo brano "Empowering from chaos" da subito l'idea a chi ascolta che i Disease non sono il classico gruppo thrash-death, lo si capisce dalla voce di Flavio Tempesta, che offre una varia performance vocale che spazia tra il thrash vecchio stile, il death e anche alcune parti scream. Con la seconda traccia "After", si nota l'nfluenza thrash della band, ricordando con i loro riff la vecchia e cara scena thrash degli anni'80,nel brano c'è una bellissima parte di basso che mette in risalto Leonardo Orazi il quale per tutto il disco non passa indifferente perchè le sue linee di basso sono davvero notevoli. Altrettanto notevole la performance del drummer Massimo Tempesta, con stacchi e doppia cassa a non finire! Notevole anche Marco Mastruzzi chitarrista della band insieme al cantante Flavio, e vi posso garantire che questi due chitarristi messi insieme sono un'esplosione di riff thrash-death e lo possiamo sentire in alcuni riff in hammer off su "Your Venom Through My Veins" dove i due chitarristi sono in totale sintonia. In tutto il cd possiamo trovare delle tracce bellissime come "Black Cometh" e la fantastica "My Long Journey" Insomma i Disease sono una band davvero valida in tutto e per tutto, sia per l'originalità dei loro brani che per le loro performance musicali, e per la registrazione del cd di ottima qualità e consiglio viavamente questo disco a tutti gli amanti del thrash-death. Un augurio grande da parte mia ragazzi! Continuate così!
Recensione di Anarchybrain (pubblicata il 13-12-2005)

METAL-EMPIRE voto 3 stelle
Dopo anni ed anni di gavetta, ecco finalmente i romani Disease, band in cui milita come voce e chitarra Flavio Tempesta, voce e chitarra dei Sudden Death, alla prova del primo full, dal titolo "5th Wave, Endless", uscito per Deadbang Rrecords. Chi si aspettasse un cd di violenza brutale, dato comunque il vocalist coinvolto, si sbaglierebbe di grosso. Il genere proposto dai Diseae è un Thrash abbastanza sperimentale, in cui convivono perfettamente passaggi più melodici, a momenti decisamente più duri (ed un plauso va fatto alla buona tecnica dei singoli strumentisti della band). Un esempio perfetto è l'opener "Empowering From Chaos": in un solo pezzo possiam sentire del sano e puro Thrash, assieme a passaggi più proggheggianti, fraseggi Heavy, continui cambi di tempo,, 'nsomma un bordello de pazzi per un ottimo pezzo (che, fra le altre cose, è quello che più mi è piaciuto di questo lavoro). Il fatto è che comunque, questi continui passaggi, cambi di tempo ecc. ecc. sono continui... Insomma alla fine, se magari qualcuno è abituato a ben altra violenza sonora, alla lunga può annoiarsi. Scorrendo il cd, l'unico capitolo che personalmnete m'ha coinvolto un pò di più è "Black Cometh": il resto mi sa tanto di "sto per esplodere"... ma l'esplosione non avviene mai, visto che il sound si autevolve continuamente in passaggi pressochè melodici, e privi di quel mordente che sembrano promettere. Insomma, questo "5th Wave, Endless" dei Disease è un cd da ascoltare, magari, senza pregiudizi, come tutti gli album che hanno comunque vanature sperimentali. In conclusione, un appunto personale: non me ne voglia Flavio, ma preferisco il suo cantato nei Sudden Death rispetto alle clean vocals dei Disease.
Recensione di Lord Lucyfer (pubblicata il 25/11/2005)

BURNING MISERY.COM 8.5 su 10
Disease
When I first heard the name, I thought more of grindcore/death than this thrashy sound I got. Let me first tell you that it was a pleasant surprise to hear this fresh sound, very different from most bands I've heard, and still bang my head so good. The band we're talking about is Italy's Disease, with their 5th wave, Endless album. First I think that it ended very soon, (nothing that hitting 'play' again won't solve :P I played this to my friends and they really liked it very much, so we have more than one good opinion here. I really recommend this album to those thrash fans who want to hear something new and good. Great mixing and production makes this band's effort sound great. And let me highligt Massimo Tempesta's drumwork through the songs, this cannot be missed.
Jose' (pubblicata il 21/10/2005)

METALWAVE voto 76 su 100
Full-lenght per i laziali Disease che ci propongono questo “5th wave, endless”, un lavoro che attinge da numerose correnti presenti nel panorama metal e mischiandole in maniera di ricavare un sound abbastanza originale e personale. Momenti thrash con riff veloci e ultra-distorti si accostano ad un cantato power per poi trasformarsi in un death metal classico; è proprio questa poliedricità del gruppo che stupisce. I Disease riescono infatti a passare da un genere all’altro senza il benché minimo imbarazzo e dimostrando la loro indubbia capacità ed esperienza. Purtroppo però il sound in questione risulta troppo complesso all’orecchio e di difficile comprensione; è questo il caso di “After”, un brano oserei dire “sperimentale” che convince poco nelle parti lente mentre risulta essere alquanto accattivante nei momenti più ritmati grazie anche ad una linea vocale scream di tutto rispetto. In altri casi invece la voce sembra essere fuori tempo rispetto agli altri strumenti come in “Your venom through my veins” in cui per la maggior parte della canzone il vocalist sembra rincorrere la musica ottenendo l’unico risultato di sembrare stonato e poco convinto del proprio operato. Miglior brano di tutto il cd è senza dubbio “Elegy for a new day”, canzone suddivisa in due parti, una più piacevole dell’altra; potenza allo stato puro accompagnata da una voce “demoniaca” lascia di quando in quando spazio alla melodia per poi riesplodere in un vortice di forti emozioni che riescono ad essere facilmente trasmesse all’ascoltatore. In tipico stile thrash-death, dal punto di vista musicale, è invece “Black cometh” che ricorda i primi Kreator in alcuni frangenti per poi spostarsi verso i più moderni Carnal Forge per quanto riguarda le parti più squisitamente death. Questo “5th wave, endless” è tutto sommato un buon lavoro con delle ottime idee che purtroppo non sono sempre ben sviluppate soprattutto per quanto riguarda la linea vocale pulita che presenta alcune pecche di certo non esagerate, ma che sarebbe meglio migliorare. Buona anche l’idea di mischiare generi metal che non hanno molto a che fare tra di loro, idea che però andrebbe studiata meglio in un futuro lavoro.
Recensione di Fallen Angel (pubblicata il 18-10-2005)

Il Giudizio di MW - Track by Track

1. Empowering from chaos - 80
2. After - 60
3. Your venom through my veins - 68
4. Elegy for a new day – part I - 93
5. Elegy for a new day – part II - 88
6. Black cometh - 84
7. My long journey - 70
8. Flowing sin - 68
9. 1000 scars (by time) - 70

Giudizio Confezione

* Qualità Audio: 75
* Qualità Artwork: 76
* Originalità: 90
* Tecnica: 70


RADIAZIONI POSITIVE
Ritornano I Disease con 5th Wave, Endless , ed il loro ritorno non poteva essere migliore. Autori di un death metal a tratti molto veloce e tirato che non risparmia momenti più melodici , nel suddetto album i Disease ci propongono un incrocio tra gli ultimi Death ed i Nevermore di Dead Heart In A Dead World. Come già detto, i Disease non disprezzano e non risparmiamo assolutamente momenti più lenti,delicati e melodici che anche per via della buona preparazione tecnica di cui dispongono i singoli componenti, non risultano mai pesanti all’ascolto anche se personalmente credo che alcune delle nove tracce qui presenti siano un po’ troppo lunghe ma nel complesso 5th Wave, Endless è un buon album di death metal che non risparmia richiami all ’ heavy più classicheggiante dei mai troppo amati Iron Maiden. La produzione è buona e si sente così come l’artwork che confeziona il disco rendono questo album di buona caratura per cui cosa aggiungere di più… alla prossima.
Federico Falcone(pubblicata il 16-10-2006)

HARDSOUNDS.IT voto 67 su 100
Dopo ben undici anni di attività, i romani Disease debuttano con questo “5th Wave Endless” per conto di Deadbang Records. Nonostante la pomposa definizione che si danno i nostri, ovvero ‘furious italian extreme metal’, che vuol dire tutto e nulla, la proposta presente nel platter è un thrash/death prettamente melodico, ricco di una struttura simil progressiva che può ricordare da lontano i Death del compianto Chuck Schuldiner. Le influenze che vengono tirate in ballo dai quattro ragazzi sono le più disparate; tra echi dei Metallica e di rock pericolosamente vicino al grunge (niente di cui preoccuparsi comunque), la carne al fuoco è forse a volte troppo abbondante e finisce per far perdere l’ascoltatore nei meandri degli intricati passaggi delle varie song. E’ anche vero che i Disease, se depurati di questa pecca, sanno costruire dei brani convincenti grazie a riff e assoli di tutto rispetto senza scendere nella sboroneria pura. La produzione, un po’ sbavata, lascia troppo in vista le frequenze più basse facendo risaltare prepotentemente il basso e i riff di chitarra sulle sesta corda, creando l’effetto ‘casino’ soprattutto nei passaggi più tirati; tolto ciò, “5th Wave Endless” è un primo passo ben compiuto, non privo di incertezze ma foriero di buone speranze. Attendiamo fiduciosi.
Chi ben comincia…
Daniele "Tormentor" Amato (pubblicata il 13-10-2006)

DK666.TK 3 su 5
Dopo una gavetta durata oltre dieci anni, gli italiani Disease giungono dunque a quest'esordio. "5th wave..." può essere visto come una summa del lavoro fatto dalla band sino ad oggi. Se infatti qualcuno ha mai ascoltato qualcosa dai vecchi demo, promo etc...troverà come trait d'union, un song writing che si evidenzia nella ricerca di una forma di metal poco rivolta ad un genere particolare, e che assorbe tutta una serie d'influenze. Dal thrash, al death, e certe disgressioni ritmiche proprie di una frangia tecnica del metal, senza disdegnare tocchi melodici nelle sue più svariate forme. Dischi come questo per il sottoscritto sono uno spasso, perchè mi diverto a cercarne le influenze. Tant'è che mi hanno ricordato una delle mie band preferite: i Misanthrope. Se c'è qualcosa che caratterizza veramente i brani di quest'album, va di sicuro ricercata nella furia con cui tutto sembra essere concepito. Rimane però alla fine la sensazione che questo lavoro sia solo un passaggio, in attesa di una svolta qualitativamente davvero sopra la media. E forse, in considerazione di obbiettivi più ambiziosi, andrebbero rivisti certi particolari soprattutto per quanto riguarda la parte vocale e ritmica. Flavio cerca di caratterizzare la voce colorando in maniera personale i diversi stili adottati. Ma non è certo un vocalist trascendentale. Massimo pur creando ritmiche ricercate e poco ripetitive, secondo me pecca in potenza. Se mi permetto di dire tutto questo è perchè credo che il vero salto di qualità ad una band lo facciano fare questi due elementi. Se nonostante tutto, il demo ''Dark Heart Behind'' uscito dieci anni fa continua a piacermi di più, forse qualche correttivo varrebbe la pena considerarlo. Tempo comunque ce n'è. A voi sfruttarlo nel miglior modo possibile.
MonnezZza (pubblicata il 03.10.05)

XTM.it
Sì, forse si tratta di una vera e propria malattia, quella che i Disease sono intenzionati a diffondere, ma siamo certi che sono in tanti quelli disposti ad offrirsi volontari al contagio! La band nasce nel 1994 all’interno della fucina metallica che risiede nelle menti dei fratelli Tempesta, Flavio, chitarra e voce, e Massimo, batteria. Al loro fianco Marco Mastruzzi, chitarra, e Leonardo Orazi, basso per una “line-up” di tutto rispetto che entra nel panorama metallico italiano senza scimmiottare niente e nessuno, con composizioni originali e ben strutturate sul piano armonico, insomma con una sua peculiarità. Nonostante la furia ed il fragore “5th Wave, Endless” si rivela un album ricco di spunti musicali interessanti, ben costruito e altrettanto bene suonato, con brani che spaziano in lungo e in largo nell’ambito dell’ “underground metallico”, fonti di ispirazione varie e molto ben elaborate che si riflettono poi sia in quelle influenze “thrash metal” debordanti ed estreme sia in quegli elementi tipicamente “progressive” che trovano spazio nei passaggi ritmici più articolati e raffinati. Fra i momenti musicali da ricordare, vi segnaliamo “Elegy For A Man Day”, “ Black Cometh”, “Empowering From Chaos” e la bellissima “1000 Scars” che chiude il disco. Un disco tutto da ascoltare e che - a differenza di tanti altri dello stesso genere - non è mai monotono, non è mai banale e - quel che più conta - non annoia. Musica aggressiva, metallica e veloce quanto volete, ok, granitica ma non monolitica, che lascia spazio a creatività e fantasia grazie a tessiture stilistiche di tutto rispetto. Una piacevole sorpresa.
Giancarlo De chirico (pubblicata il 19.09.05)

Metal-zone.it voto 80 su 100
La band romana dei Disease si forma nel 1994 da un idea dei fratelli Massimo e Flavio Tempesta, si proprio lui, il cantante dei Sudden Death, con l'idea di mettere in piedi una band thrash-death. Prima della firma del contratto con l'etichetta romana Deadbang Records nel 2004, i nostri hanno il tempo di sfornare quattro demo, partecipare ad alcune compilation e a svariati concerti. Il cd è composto da nove brani in cui la band spazia da un heavy metal come il ritornello e il successivo giro di chitarra di "Empowering from chaos" ad un death metal vicino alle sonorità dei Control Denied. E' proprio la varietà di generi, abilmente inseriti anche in un solo brano, cito sempre "Empowering from chaos", la grande perizia tecnica, un ottimo gusto per la melodia e per il songwriting a rendere questo lavoro dei Disease, "5th wave, endless", un lavoro per tutti, scorrevolissimo e molto accattivante. Nove pezzi, tutti molto lunghi con frequenti cambi di tempo accompagnati dalla voce ora pulita, ora "sporca" ora tranquilla e melodica, ora arrabbiata e dura di Flavio, che ci dimostra, sempre ammesso che c'è ne fosse bisogno, la sua ottima tecnica. Buono e mai invadente il lavoro delle chitarre. Voglio segnalarvi il brano "Elegy for a new day – part1: descent", a mio parere il più bello del lavoro con il suo gusto metal anni ottanta. Ottimo lavoro, consigliato a tutti, anche a chi non ha mai ascoltato il thrahs. Complimenti.
Gi.Bi. ( pubblicata il 19.09.05)

HMP.it voto 2 su 5
Innocui. È questa la prima impressione che si ha ascoltando il debut album dei Disease. Band romana attiva ormai da 10 anni, con all'attivo 4 demo e una discreta esperienza live, capitanati da Flavio dei Sudden Death, giungono alla pubblicazione di questo primo album con la Deadbang Records di Andrea dei Sudden Death. Gente con molta esperienza alle spalle, che conosce bene la scena underground e agisce con concretezza per un suo miglioramento. Tornando ai Disease, il loro album sfoggia una produzione piuttosto professionale, molto pulita ma non altrettanto potente, e altrettanto potrebbe dirsi della loro proposta musicale. Un thrash/death estremamente melodico, con riff che non fanno male neanche nelle parti più estreme (rare e fiacche) e clean vocals alquanto anonime che intessono linee vocali che solo sporadicamente riescono a coinvolgere l'ascoltatore. Tra strutture prolisse e riffing scontatissimo, l'unica ancora di salvezza era infatti affidata a ritornelli catchy che, purtroppo, deficitano in maniera pressoché totale. Cosa c'è di buono in questo primo full length dei Disease? Qualche passaggio carino, un paio di chorus simpatici (come in "After", la canzone più riuscita), un buon lavoro di produzione e di esecuzione. Il resto è ferocia spompata e melodia noiosa. Innocui
Paolo Iasevoli (pubblicata il 17/09/05)

Heavy-Metal voto 7.5
Quando un gruppo lavora duramente per trovare una propria identità stilistica, i risultati raggiunti non possono essere che positivi e meritati. E’ il caso dei Disease, gruppo romano in attività da ben dieci anni, che dopo ben quattro demo realizzati, giungono finalmente al debutto discografico sotto l’ala protettrice della giovane e promettente Deadbang Records. Il gruppo capitanato dai fratelli Massimo e Flavio Tempesta, propone un metal che definire estremo è sicuramente poca cosa. Pur notando una certa ripetitività per quel che riguarda la loro struttura, le canzoni risultano convincenti e ricche di spunti interessanti; riffs heavy metal old school che si alternano a stacchi di puro death metal a volte svedese, a volte americano con vari cambi di tempo, il tutto collegato ad un mood oscuro e malinconico. Per rendere l’idea un po’ più chiara, si possono paragonare con le debite proporzioni agli Into Eternity in quanto al mood presente in queste nove tracce. Il cantante e chitarrista Flavio, è abile con la sua voce ad alternare lo screaming di matrice black a clean vocals; la sezione ritmica è più che buona e in certi frangenti offre pregevoli cambi di tempo degni dei migliori Dream Theater. Peccato solo per la produzione non proprio esaltante che penalizza un po’ il risultato finale. Tuttavia si tratta di un errore di poco conto che , data la loro decennale esperienza, saranno in grado di rimediare in future occasioni e comunque non muta il mio giudizio senz’altro positivo per questa band di cui sentiremo sicuramente parlare in futuro.Consigliato ai fans di Death, primi In Flames e Into Eternity
Alessandro "Totaldeath" Di Monte (pubblicata il 14.09.05)

METALITALIA voto 6.5
Il sottoscritto ammette di trovarsi spiazzato davanti al primo e vero full-length dei Disease, band da sempre dedita, nei demo che abbiamo avuto modo di ascoltare, ad un thrash metal di stampo inizialmente grezzo e marginale, fino all'approdo, nell'ultimo "ADVIXIIX", a maggiori sfumature tecniche e ad un approccio compositivo maggiormente riflessivo. Dunque, da cosa deriva tutta la sorpresa del sottoscritto all'ascolto di "5th Wave, Endless"? E' presto detto: nel giro di così pochi anni, la band sembra aver cambiato piuttosto sostanzialmente l'indirizzo su cui orientare la propria musica; non è forse più nemmeno il caso di parlare di thrash metal vero e proprio, tante sono le sfaccettature che caratterizzano questo nuovo disco. Si passa infatti dall'irruenza thrashy dell'opener "Empowering From Cahos" (della quale abbiamo anche avuto modo di sentire già una versone embrionale nella loro precedente raccolta) alla più lineare e moderna "After" (dove si può anche notare una certa infiltrazione di melodie nu metal), al thrash/death tecnico ma strabordante di melodie di "Your Venom Through My Veins" (dove fanno capolino a tratti gli ormai onnipresenti Death) per continuare col misto di black metal primordiale e death metal melodico che caratterizza la prima parte di "Elegy For A New Day" e con altri interessanti esperimenti. Ma veniamo al dunque: non sappiamo se la scelta dei Disease è stata puramente voluta (dato che in pratica ogni pezzo o quasi sembra appartenere ad una sfumatura di metal diversa, pur mantenendo le solide basi che caratterizzano la band) o dovuta ad un'eccessiva indecisione sulla strada da seguire, sta di fatto che sicuramente "5th Wave, Endless" si rivela un grandissimo azzardo: come riuscire a fare centro con un disco così eccessivamente variegato, senza commettere degli errori? Ebbene, il centro pieno non c'è stato ma dobbiamo comunque fare i complimenti ai Disease per il fatto di essere riusciti a mantenere il controllo di una macchina così difficile da usare e da maneggiare come "5th Wave, Endless", dato che questo si rivela comunque un disco più che discreto che merita sicuramente più di un ascolto da ogni appassionato del metal estremo che si giudichi tale. Dall'altra parte, però, l'operazione ha avuto anche il suo prezzo da pagare: ovverossia, l'esecuzione delle canzoni a volte risulta confusa e difficoltosa (la band evidentemente ha azzardato troppo, cercando di fare qualcosa di troppo eccessivo per il potenziale tecnico che presentava), e l'eccessivo scarto di sonorità tra le canzoni, unito alla loro frequente prolissità, a volte rischia di far annoiare l'ascoltatore. Buon disco, dunque, ma per il futuro consigliamo alla band di curare maggiormente gli arrangiamenti (anche perché, vista la strada su cui hanno deciso di avventurarsi, il cammino è sicuramente in salita!), ed allora davvero si potrà sentir parlare dei Disease come di una band ricca di inventiva e di ampie possibilità per ottenere riconoscimenti futuri.
Lorenzo Mirani (pubblicata il 13.09.05)

POSSESSED
The promotion company Kick announced Disease as furious italian extreme metal. Those who think that they will expect something like "Mortican" or "Brodequin" are wrong. Disease will have difficulties, because for the harders it is to slow and for the heavies to hard. Disease is not decisive enough about what they want to do. They are mixing several styles to one unity. There is no additional information available about this album, but if it is about the song- my respect: clean vocals (vedi texto)..... Disease play a mixture of heavy, speed, vocals and low vocals and sometimes death, at which the heavy part stay in the main focus. Open minder will certainly have fun with this Italian band, beacause they manage the connection between the style as for examle with "Elegy for mend day...." The songs start very quick and changes again into a heavy part, followed by a groove. This is stressed by the good technical approach of the band and their fun playing. The combination is good, but the album does not leave me 100% convinced. Especially with songs like "After"- too long and to boring, but at the end rather cool. The album is varied and each fan will find something on it not having the feeling that this effect is whished but as a spontaneous effect of the spontaneity of the band. The deathy parts remind a bit on death. But I am not convinced. Generally too lackadaisical and especially the heavy voice gets on my nerfs. On the other hand quite innovative, variuos and brutal. Listen and make your own image!

EUTK.NET voto 8
I romani Disease sono la band di Flavio Tempesta, il singer dei Sudden Death ed il qui presente "5th Wave, Endless" suppongo sia il secondo full-lenght della band. A differenza dei Sudden Death, coi quali si dedica al lato più brutale del metal, con i Disease, Flavio, da sfogo alla sua passione per un vero e proprio mito, ovvero l'indimenticato Chuck Schuldiner. Infatti i romani suonano un metal che fa della sua varietà e della sua attitudine progressive, condita da una massiccia dose di perizia tecnica e bravura compositiva, un vero punto di forza. Vengono in mente i Death di "Sound Of Perseverance" oppure gli stessi Control Denied. I nove pezzi sono tutti molto lunghi, hanno spesso cambi di umore, melodia, stacchi thrash furibondi, doppia voce melodica/incazzata e pur essendo spesso molto "liquidi" non perdono di vista l'impatto, come in "Black Cometh". L'uno/due iniziale "Empowering From Chaos" e "After" rappresentano un bel biglietto da visita, si viene avvolti dal piacevole mindstorming provocato dall'assalto variegato della band, il quale sa toccare le corde più disparate del nostro animo. Notevole è anche un certo mood, rinvenibile tra le pieghe di pezzi come "Elegy For A New Day - Part1: Descent", di certo metal anni '80, parti nelle quali Flavio stupisce per la qualità della sua voce pulita e per la capacità di saperla alternare a quella più sporca. Ottimo anche il lavoro di chitarre, efficace e mai prolisso.
Il disco è godibilissimo, fila liscio via che è un piacere, e secondo me ha le potenzialità per piacere ad un pubblico a 360°, proprio per la sua capacità di sapere creare strutture che non possono essere ricomprese in un solo genere standardizzato, e che, oltretutto, fanno della qualità compositiva un punto di forza.
Questa è una band veramente valida che farà felice ben più di un metallaro. Dategli fiducia.
Gino Schettino

~ Recensioni DEMO ~
BURNING MEMORIES - DEMO COLLECTION 1995 - 2001

EUTK.NET voto 7.5
Vecchia conoscenza della scena italiana questi Disease, insieme dall'ottobre 1994 e con all'attivo cinque registrazioni, tra demo e promo per le etichette; nella loro storia troviamo le solite disavventure di chi sgobba nell'underground per creare un qualcosa di personale, lontano dai trend che nascono e muoiono (e succede non solo a livello mainstream): possibilità di release poi sfumate, cambi di line-up, registrazioni con budget ristretti e via dicendo.
Questo "Burning Memories" è una retrospettiva su quanto i Disease hanno fatto dagli esordi ad oggi, a partire dal demo "Dark Heart Behind" del 1996 sino ad una raw demo version di un pezzo destinato a comparire sul nuovo "5th Wave, Endless".
Dalle sonorità delle prime canzoni, orientate verso il thrash/death immediato e violento, ma per certi versi piu' derivativo, sino ai tecnicismi dei lavori successivi, a cavallo tra thrash, soluzioni piu' estreme e sperimentazioni ben poco catalogabili, i Disease dimostrano di essere una band assolutamente personale, sempre alla ricerca di un qualcosa che vada oltre i soliti canoni, sino a sfiorare il piu' puro techno-thrash; inutile dire che la band porta con sè un bagaglio tecnico veramente notevole, soprattutto per quanto riguarda la sezione ritmica, trascinata alla grande da Massimo Tempesta. Tra i brani migliori della carriera non posso che includere la violenta "Mass Immolation" e "Mind Escape", ma devo dire che non sfigurano nemmeno i brani del primo lavoro del 1996, soprattutto la cadenzata "Hypocrisy". Il miglior brano del lotto resta comunque a mio avviso "Odium the First Time", che mi ha richiamato alla mente i piu' ispirati Intruder.
Un lavoro davvero superlativo, dunque, che mostra una crescita esponenziale incredibile; consigliatissimo a tutti coloro che sono stanchi dei soliti riff riciclati e dei gruppi clone, anche a livello undergound. Non posso che augurare un gran futuro a questi Disease, e voi lettori teneteli sott'occhio, meritano davvero.
Lorenzo Testa

Metalitalia.it voto 7.5

 Interessantissima iniziativa quella dei nostrani Disease che, in attesa del debutto su lunga distanza (atteso a breve sotto il nome di "5th Wave, Endless"), decidono di ristampare in un solo cd i tre demo realizzati prima della release ufficiale, aggiungendo anche un'interessante chicca, ovvero il rough mix di "Empowering From Chaos", song che sarà possibile ascoltare nella veste definitiva sul debutto ufficiale di questi cinque ragazzi. E' proprio a partire da questo pezzo che il sottoscritto comincia la sua analisi sulla band, poiché non si può certo dire che in ogni periodo della storia della stessa abbia sempre predominato al 100% quel thrash metal che qui costituisce la sonorità di riferimento. I Disease si sono appunto fatti portatori di un'interessante evoluzione musicale fino a giungere al pezzo sopra citato, in cui ci presentano un melodic thrash ben fatto, ricchissimo di armonizzazioni e molto ben suonato, che si unisce a degli spunti progressive (anche se senza allontanarsi troppo dai propri intenti), ulteriormente valorizzato dalla voce di Flavio, che rimpiazza benissimo l'altrettanto bravo e dimissionario Cristiano. Regredendo nella storia del gruppo passiamo ai cinque pezzi successivi, che ci portano indietro di altrettanti anni ed al demo "Advt.IXIIX"; i pezzi qui presenti non si distaccano molto dalla sopra citata "Empowering From Chaos", presentando però un attitudine un po' più thrashy, anche se non è certo la melodia a mancare... ed infatti è proprio il pezzo più melodico del demo ("Will I Embrace It Again"), quello in cui vengono per un attimo lasciate da parte le sfuriate classiche del genere, ad emozionare di più con i suoi grandiosi arpeggi, le sue melodie tristi e la più che maiuscola prestazione di Cristiano. Si passa poi ai due pezzi del promo risalente al 1996, rispettivamente "Empty Handed Enemy" e "Mind Escape", che presentano un minore tasso di tecnica ma si fanno valere in quanto ad aggressività e qualità, e qui Cristiano si cimenta, con buoni risultati, su vocalizzi più abrasivi; non mancano, ad ogni modo, le aperture più melodiche (che già lasciano intuire su quali terreni si muoverà la band successivamente), come accade alla stessa "Empty Handed Enemy", ed anche qui siamo su terreni eccelsi, che non hanno nulla da invidiare alle produzioni successive, perché quel (poco) che manca in sede tecnica viene adeguatamente compensato dalla passione e dalla bellezza delle singole canzoni. In dirittura finale troviamo invece i pezzi estrapolati dal periodo più impersonale della band; mi riferisco a quello del primo "Dark Heart Behind", che ci presenta un gruppo-emulo degli (evidentemente) beniamini della bay area, con un riguardo particolare ai primi Dark Angel, e una manciata di canzoni di buon livello, troppo impersonali però per riusicire a fare bella figura di fronte alle restanti song del disco, che sono comunque degne di ben più di un ascolto. Tralasciando l'orrendo (a mio giudizio!) remix techno-industrial di "Scarred" (si comprende la contaminazione con l'elettronica, ma qui si esagera: in un disco thrash un remix del genere è veramente fuori posto...), promuovo con tanto di lodi i Disease, dai quali, vista l'evoluzione, ora mi aspetto grandi cose in vista del debut!
Lorenzo Mirani

TRUEMETAL.IT voto 80 su 100

Molto strana questa uscita targata Disease, un gruppo che da ormai quasi 10 anni si muove nell'underground italiano, visto che è davvero raro sentire una sorta di compilation in demo, come infatti dice il titolo questo cd raccoglie i demo della band dal 1995 al 2001.
L'inizio è affidato a "Empowering from Chaos", pezzo registrato nel 2001 e presenta in forma "raw", cioè non col mixing finale. Quello che traspare da questa canzone è una cattiveria e una fantasia compositiva davvero di altissimo livello, cambi di tempo chirurgici e sempre ben studiati danno al brano un impatto davvero devastante, il Thrash tecnico dei Disease colpisce subito nel segno, da segnalare come questa sia l'unica traccia che vede dietro al microfono il chitarrista Flavio Tempesta, che riesce a districarsi bene tra i due ruoli ma che, come vedremo più avanti, forse non riesce a convincere come il vecchio singer Cristiano Lorenzetti.
L'ascolto prosegue poi con le tracce del lavoro uscito nel 1998, cioè "ADIXIIX", un lavoro che mette in mostra una band compatta e cattivissima, come in "Odium the First Time" o "Mass Immolation", compatta e potente la prima e veloce e tirata la seconda, ma anche un gruppo con le idee molto chiare in fase di songwriting, come dimostra la bellissima "Will I Embrice it Again, dove la band sfoggia una varietà compositiva davvero impressionante, passando da momenti rilassati ad accelerazioni al fulmicotone, in crescendo davvero irretibile nel corso degli oltre 11 minuti di durata. Come accennavo prima è davvero bravo Cristiano Lorenzetti alla voce, in grado di interpretare senza problemi le atmosfere che la musica suggerisce, sia quelle più rilassate e melodiche sia quelle più cattive. Ci sono poi "Awake, Shine, Erase", forse la meno convincente del lotto ma sicuramente valida, e la splendida "Isis with Gaze", altri 9 minuti e passa di canzone in cui la band sfoggia ancora una volta tutto il suo talento, con tecnica e cattiveria che si fondono a creare una canzone originale e dannatamente coinvolgente, complice anche un inaspettato break melodico con tanto di cantato in italiano.
Si passa poi al Promo targato 1996, che comprende "Empty Handed Enemy" e "Mind Escape", un lavoro che penso di poter giudicare interlocutorio, con la band che già mostra tutto il suo potenziale ma che forse in queste due canzoni non riescono a mettere pienamente in luce, di sicuro ottimi brani ma senza quel tocco in più che caratterizza le canoni del demo successivo di cui ho parlato qui sopra. Comunque anche in questo caso si tratta di brani Thrash parecchio tecnico senza essere noioso, forse le linee vocali di "Empty Handed Enemy" potevano essere studiate meglio, ma in ogni caso anche andando a ritroso negli anni i Disease riescono a rimanere decisamente convincenti.
Si arriva così al primo demotape, cioè "Dark Heart Behind", datato 1995, in questo caso i pezzi un po' più semplici di quelli che si sono finora ascoltati, ma è chiaro come fin da allora la qualità della band fosse davvero alta, e "Scarred", "N.P.N." ed "Hyposcrisy" colpiscono duro nonostante qualche ingenuità dovuta sicuramente all'inesperienza del gruppo a quel tempo, l'unica canzone che davvero non mi è piaciuta è "Noble Night", davvero troppo scontata e banale, ma dopotutto un piccolo passo falso, ad un gruppo all'epoca esordiente è decisamente perdonabile.
Il cd si chiude con una bonus track, cioè "Re-Scarred (brutal mix)", una sorta di esperimento con sonorità elettroniche, spero sinceramente che questo pezzo non rappresenti il futuro dei Disease ma solo appunto una sorta di esperimento che la band ha voluto provare.
Tecnicamente la band è sempre su ottimi livelli, nonostante i vari cambi di line up tra un lavoro e l'altro, e soprattutto nelle cose più recenti il livello diventa davvero altissimo.
I suoni, come è logico che sia, variano in base ai vari periodi, e se quelli di "Dark Heart Behind" sono un po' troppo cupi ed impastati, su "ADVIXIIX" sono piuttosto buoni, forse un po' poco potenti.
I Disease sono un gruppo che, alla luce di quanto si sente su questo "Burning Memories", può puntare davvero molto in alto, sia a livello di songwriting che a livello tecnico non hanno davvero nulla da invidiare a band molto più conosciute di loro, adesso non resta che vedere cosa faranno in futuro e sperare chq qualcuno si accorga di loro, dando al gruppo la possibilità che di sicuro merita.
Matteo Lavazza

HMP.IT voto 2 su 5
Forti di una carriera quasi decennale e di svariati demo all'attivo, i Desease decidono oggi di rendere disponibile questa esaustiva collezione che va a coprire un po' tutta la storia della band ed i suoi momenti più significativi. La proposta dei nostri ha saputo evolversi nel corso degli anni, senza per questo venire meno alle proprie radici thrash, semmai passando da un primo periodo decisamente più derivativo ad un sound via via più personale e moderno, figlio di una traiettoria che continua comunque a tenere ben presente le proprie origini ed il proprio passato. Thrash dunque nelle sue varie accezioni, dal canonico thrash di scuola americana anni 80 ad un techno thrash moderno e nervoso, senza tralasciare una buona dose di melodia ed alcuni richiami alla scuola NWOBHM, richiami che - per inciso - rendono decisamente meno quadrata e più godibile la proposta. Punto di forza della band è proprio il saper proporre un metal estremo che riesce a non impelagarsi in inutili e sterili tecnicismi, lasciando al contrario libero sfogo ad un songwriting ricco ed evitando anche la quadratura tipicamente iper-groovy di molte band thrash di nuova scuola, a lungo andare sicuramente ripetitiva e noiosamente statica. Non resta che attendere la nuova prova della band, sperando che quanto di buono ascoltato in questa raccolta riesca a confermarsi e raccomandandoci al contempo di restare al passo con i tempi per non scadere nel mero retrò.
Solide radici su cui basare il futuro
Michele Giorgi

HOLYMETAL.IT senza voto
E' quantomeno inusuale ascoltare una raccolta di demo. Invece di farci ascoltare la loro produzione, i Disease hanno deciso di farci ascoltare la loro intera produzione dagli esordi. Operazione interessante, che permette di cogliere lo sviluppo, in questo caso in continua crescita, del gruppo. Burning Memories consiste di tre demo: ASVIXIIX del 98, Promo '96 e dark heart Behind del 95. La prima canzone è la versione raw di Empowering from Chaos, un bravo devastante ricchissimo di spunti e dall'altissimo livello tecnico. Quest'ultima è una caratteristica peculiare dei Disease, che li rende una formazione da tenere assolutamente d'occhio. Questa immensa capacità di essere tecnici senza risultare noiosi è palese in ADVIXIIX. Odium the First Time e Mass immolation sono veloci e compatte, ma il bello arriva con Will I Embrace it Again e Isis white Gaze. Due canzoni ricchissime di atmosfere e costruite su un songwriting estremamente complesso e tortuoso, la prima della durata di ben 11 minuti, la seconda solo di 9 con tanto di break centrale cantato in italiano. Un turbinio di aggressività e tecnica veramente notevole. Ottime anche le vocals, che interpretano in amniera sempre ottima tutte le emozioni che la musica suggerisce. Awake,Shine,Erase seppur meno convincente è cattiva e selvaggia quanto basta. Sicuramente questo demo è l'apice dell'evoluzione dei Disease. Il Promo 96 è meno coinvolgente e particolare. Empty handed Enemy e Mind Escape non attirano l'attenzione come è successo in precedenza. Pur essendo due buone song di thrash metal tecnico, il paragone con quanto i Disease riusciranno a creare è impietoso. Ma evidentemente è stato un passaggio necessario per l'evoluzione. Il primo demo è invece dark Heart behind che come tutte le prime produzione soffre di alcune mancanze. I pezzi sono nettamente più semplici anche se già molto violenti e compatti. Scarred, N.P.N e Hypocrisy nonostante qualche ingenuità sono già delle buone canzoni. Chiude il cd un esperimento che esula completamente dal territorio meta. E' la riproposta di Scarred in chiave tecno, Re-Scarred (brutal mix). Speriamo non sia questa la via che i Disease vogliono intraprendere! Comunque come retrospettiva è proprio interessante. La crescita del gruppo è stata sorprendente e l'ultimo lavoro getta basi per una evoluzione futura sempre più interessante. Considerando poi le capacità tecnico compositive dei membri, non sembra ci possa essere altra possibilità di un futuro roseo. Aspettiamo con impazienza.
Non metto un voto complessivo alla raccolta perchè mi sembra inutile. Credo siano chiare le potenzialità dei Disease, e quali siano i demo meglio riusciti del gruppo.
Paolo

Dheadbangerszine.com 6.5 su 10
Non capita spesso di ritrovarsi tra le mani una raccolta di demo… Nel caso dei Disease, invece, è proprio così… "Burning memories" racchiude i tre demo precedentemente incisi, dai primi passi mossi dal gruppo di Genzano nel 1995, quindi, fino ai brani registrati l'anno scorso, dei quali viene proposta qui un'advance track che andrà successivamente a finire sul loro prossimo lavoro "5th wave, endless". Ascoltando tutto il cd si nota senza dubbio il cambiamento compositivo avuto nel corso degli anni dal gruppo. "Dark heart behind", il primo demo, ci propone quattro brani più intro, e vede la band alle prese con un thrash fortemente influenzato dal death. Purtroppo la registrazione confusionaria e iper satura di bassi non permette un ascolto agevole, ma è sufficiente a far emergere le doti dei nostri, anche se appare evidente che ci troviamo ancora davanti a composizioni acerbe, soprattutto per quanto riguarda il riffing e le linee vocali, spesso banali e non all'altezza della buona sezione ritmica. Spicca molto l'influenza che gli Slayer avevano sul gruppo all'epoca, che poi con il passare degli anni si è affievolita, portando la band a costruire riff più personalizzati ed efficaci. E non manca neanche una certa vena hardcore, soprattutto per quanto riguarda le vocals, spesso 'nude e crude' come nella migliore tradizione straight edge. Dopo un cambio di line-up la band incide un promo di due tracce nel '96. La registrazione è nettamente migliore rispetto alla prima release e anche il livello dei brani comincia a salire. Si parte sempre da una base thrash, ma i riff cominciano ad essere più articolati, anche se continuo ad apprezzare poco le vocals, spesso e volentieri molto fuori contesto rispetto alle sonorità espresse nei brani (oltre che decisamente banali nelle linee melodiche). Dei due brani proposti ho apprezzato maggiormente "Mind escape", più diretta e corposa rispetto a "Empty handed enemy", con un riffing decisamente più ispirato che in passato. Il '98 è l'anno, invece, del terzo lavoro. Ancora mutamenti stilistici, con riff più articolati, ritmiche più varie, che alle classiche sfuriate thrash in doppia cassa alternano ritmi più sincopati e multiformi. Molto incisiva "Mass immolation", con vocals finalmente più graffianti ed incisive, così come ho apprezzato particolarmente il lavoro della sezione ritmica, fantasiosa ma corposa. 'Furious italian estreme metal' si definiscono… Pretenziosità a parte direi che effettivamente relegarli nel thrash sarebbe riduttivo, anche se le influenze esterne non riescono ancora ad essere abbastanza rilevanti da farmi pensare ai Disease come ad un gruppo innovativo e assolutamente personale, come dicono loro nella bio. Le varie influenze sono ancora pienamente riscontrabili, anche in "Empowering from chaos", la track che andrà a finire sul loro prossimo lavoro. Certo, è innegabile la crescita che c'è stata dal '95 ai giorni d'oggi, però alla fine dell'ascolto del cd c'è ancora qualcosa che non mi quadra appieno. Decisamente consiglierei loro di trovare una soluzione per le parti vocali, che in alcuni frangenti risultano addirittura fastidiose, e soprattutto consiglierei di stare attenti a non mettere insieme troppa carne a cuocere. È sempre un'arma a doppio taglio, che se da un lato rende la proposta più appetibile, dall'altro rischia di far disperdere l'attenzione dell'ascoltatore. I Disease hanno tutte le carte in regola per diventare un ottimo gruppo, però dovrebbero forse fare le cose più con calma, senza andare oltre le loro possibilità. Chiude questa fantasiosa demo-compilation una versione brutal-mix di "Scarred", dal primo demo. Niente più di un divertimento, credo, da parte della band, ma comunque simpatica da ascoltare e sicuramente da premiare, in quanto non tutti metterebbero in discussione la loro 'purezza metallica' contaminando un loro pezzo con musica elettronica e basi varie. Promossi con leggerissima riserva… (Dulnir)

Kinetic voto 7
Come avrete potuto gia' capire dal titolo, questo dischetto e' una raccolta di demo registrati nel corso della storia musicale dei Disease, band romana attiva dall'ottobre del 1994, che vede come leader carismatico, il chitarrista/cantante Flavio Tempesta.
Il cd si apre con la versione grezza di "Empowering from chaos", che in realta' non appartiene a nessun demo, ma e' una nuova song che vedra' la luce in "5th wave, endless", ovvero il nuovo demo del gruppo; si tratta di una song molto tecnica, a cavallo tra sonorita' death e thrash, a mio avviso superiore a tutto quanto fatto precedentemente dai Disease, dimostrando una evoluzione non indifferente.
Successivamente ci viene proposto "Adv IXIIX", demo di cinque tracce, che cronologicamente rappresenta il terzo del gruppo, costruito su sonorita' "progressive" e molto piu' melodiche, soprattutto nelle parti vocali, in cui lo scream viene quasi totalmente messo da parte per lasciare spazio alle clean vocals, che giustamente si adattano maggiormente al nuovo tipo di sonorita'.
Una canzone su tutte e' la monumentale "Will I embrace it again", che con i suoi undici minuti di durata, incarna alla perfezione le potenzialita' tecnico compositive del gruppo, decisamente superiori alla norma.
Dopo Adv IXIIX e' il turno di "Promo '96", demo molto acclamato, in quel periodo, da pubblico e stampa. Due sono le song che lo compongono, entrambe in pieno thrash-style, anche se la prima, "Empty handed enemy", ha un impatto maggiore, che infatti gli varra' la presenza sulla compilation "Screams from Italy Vol.3".
A chiudere il cd e' "Dark heart behind" che in realta' e il primo demo rilasciato dalla band.
Siamo nel 1995 e i Disease si ispirano particolarmente ai gruppi thrash americani degli anni '80, primi fra tutti Slayer e Dark Angel. Come si puo' immaginare, la produzione non e' un granche' e anche la personalita' del gruppo e' ancora in embrione, tanto che il suddetto demo, sembra piu' un tributo ai gruppi citati, che non un lavoro personale.
I Disease del 2004 sono tutta un'altra storia, nel tempo hanno sviluppato un proprio stile e ormai sono lontani anni luce da quanto fatto nei primi anni della loro vita.
Personalmente avrei disposto i demo al contrario, dal piu' vecchio al piu' nuovo, in modo da far risaltare maggiormente il salto di qualita' compiuto, anche se mi rendo conto che non tutti, ascoltano i cd che gli arrivano, dall'inizio alla fine
ARES

METALWAVE.IT voto 83 su 100
Eccomi qui dopo l'ascolto di questa raccolta di demo dei Disease band decisamente moooooolto valida!!! Ebbene... che dire... questi giovanotti ormai formatisi 10 anni fa son cresciuti pane Slayer, Dark Angel, Manowar e quanto di meglio offriva la scena metal negli anni '80 e non lo nascondono di sicuro dato come suonano :) . Il disco è veramente bello fin dalle prime tracce risalenti al primo periodo fino alle ultime qui registrate (il demo è del 2001), alterna molto bene un thrash death a accenni molto heavy a livello vocale. Molto belli i suoni degli strumenti soprattutto la batteria che ha un ottimo tiro e da un certo peso a tutte le canzoni (senza levar niente a tutti i musicisti che sono bravissimi); altro punto di forza è la voce versatilissima come possiamo sentire sulla traccia 4: "Will I Embrace Again" una ballata melodica (almeno per i primi minuti della canzone.. hehehehe) che stacca molto dal resto delle canzoni ma che incide molto sulla versatilià e abilità della band soprattutto come già detto a livello canoro.
Basi decisamente Thrasheggianti per la gran parte delle canzoni dunque. Le chitarre hanno ottima tecnica ma il volume è spesso troppo alto e copre un po altri suoni, ma tenendo lo stereo a livelli umani è sopportabile ehhehehe.
Col passare dgli anni e dei demo si sente sempre di più la tecnica e soprattutto la sintonia delle canzoni e dei musicisti che sono molto piu' coordinati. Segni di una maturià musicale che ha portato al band a essere anche piu' conosciuti e sicuramente piu' apprezzata nel territorio nazionale.
Buona impressione insomma quella che mi han dato questi baldi giovani di cui nn c'è dubbio che ne risentiremo parlare (anche perchè continuano a sfornare materiale e a suonare dal vivo....). Se capitano nella vostra città andate a vederli e supportiamo la scena underground! Beh.. che altro dire... non so ascoltateli e fatemi sapere!!
Haunted

~ Recensioni ~
A CIRCULAR DECADE IN MOTION

Metal-empire.it

Son passati ben 14 anni dalla nascita dei Disease, Extreme Progressive Band di Genzano che vede impegnato alla voce Flavio Tempesta, già conosciuto per i suoi lavori con i Brutallers Sudden Death. A Circular Decade in Motion è un EP fatto uscire dalla band proprio per festeggiare il 14° anno di carriera e disponibile per il download gratuito sul sito della band.
Nessun pezzo nuovo fra quelli proposti, visto che A Circular... è una rivisitazione del demo datato 1998 ADVTIXVIII. Alla fin dei conti, comunque, sono 3 i pezzi che formano questo lavoro, andando dunque ad escludere intro ed outro. Awake, Shine, Erase apre i giochi quindi: e credo sia forse il pezzo più rappresentativo per quel che riguarda il sound dei Disease, l'esempio più pratico delle qualità tecniche dei Progsters estremi dei Castelli Romani. Flavio sugli scudi sulla seguente Will I Embrace it Again, con la sua voce ora dolce e malinconica ora graffiante, in un pezzo completamente vario, che parte come semi-ballad, per poi andar incattivendosi col passar dei minuti (quasi 12, per l'esattezza). Chiude sostanzialmente il cd Isis Withe Gaze, anch'esso con una durata superiore ai 10 minuti, ma che risulta essere il pezzo più diretto del lotto. Ottime le sfumature finali che portano il pezzo a morire lentamente nelle note dell'Outro.
Un buon modo, dunque, quello dei Disease di festeggiare i quasi 3 lustri di carriera. Non resta che andar sul loro sito ufficiale e mettere in download questo loro A Circulare Decade in Motion. Aspettando una nuova loro release, questo cd è un antipasto da non perdere.
(Lord Lucyfer)


www.undergroundattack.it

Fuori dalla finestra del mio studio vedo soltanto pozze di luce gialla proveniente da lampioni immersi nella nebbia di periferia.
Sembra l'atmosfera ideale per il disco che stiamo per ascoltare assieme, ma prima, due parole le vorrei dedicare alla band e alla sua lunga cariera.
I Disease nascono nel lontano 1994 da una idea di Flavio e Massimo Tempesta (Fratellini?) rispettivamente voce e batteria del band.
Nel 1995 esce il loro primo demo dal suggestivo titolo: "Dark hearth behind", e da allora iniziano a sfornare canzoni anno dopo anno, e quasi puntualmente ad ogni annuale scadenza, fanno uscire il loro bravo demo o EP o promoo disco o come dir si voglia, mantenendo sempre e comunque una certa coerenza con le loro origini Death/Trash, fino ad arrivare al maturare del lavoro che ora ho qui con me e che cercherò di farvi ascoltare.
Ma lasciamo quindi spazio alla musica, e per maggiori informazioni sulla band vi invito a visitare il loro sito: www.diseasemetal.it
oppure il loro space: www.myspace.com/metaldisease
Sedetevi comodi, servitevi pure una birra se la volete, fate silenzio e ascoltate.
La prima cosa che colpisce è di certo l'impatto vocale che Flavio riesce a trasmettere, timbrica decisa con notevoli capacità di interpretazione dei testi, passa con disinvoltura dal melodico al growl piu duro che si ritrova nel caricatore, e proprio quando sembra aver sparato l'ultimo colpo, eccolo tirar fuori il caricatore di riserva, sfoderando una voce carezzevole e morbida, ottima per ballate da lacrimuccia furtiva.
Personalmente avrei voluto più cura in fase di mix, la voce è decisamente troppo indietro rispetto alla posizione che si merita, quasi affossata dal resto della pur meritevole band, diciamo che qualche db in più non avrebbe guastato di certo, fate la nota per la prossima volta!
Altro punto di forza è l'arrangiamento dei brani, niente di eccessivamente tecnico, chiariamo anche che il genere in se non lo richiede, ma rimane un'ottimo arrangiamento, equilibrato e di buon gusto, capace di valorizzare ogni componente della band, con il giusto peso senza voler strafare o straessere.
In questo però ho sentito forse qualche imprecisione della sezione ritmica, forse più che di "imprecisione" si potrebbe parlare di "figure insolite" o quanto meno, geometrie di batteria insolite al mio orecchio, che non è di certo molto avezzo al genere in questione.
Il sound nel complesso? certamente non c'è stata un'analisi del suono, tutto molto nudo e crudo, carne fresca senza fronzoli e ricercatezze, ma del resto non è forse questo il death a quattro piste?
Per concludere, vi state ancora chiedendo se vale la pena di muoversi ed aggiudicarsi una copia della loro ultima fatica?
Se siete amanti del genere, è un disco da avere, se invece non siete amanti del genere, è comunque un disco da avere...perche potreste provarci gusto...

Vi rimando ancora una volta al loro sito e al loro space per gli appuntamenti live della band e per tutte le altre iniziative che li riguardano.
Buona Navigazione!
(the lead)

Metalwave.it

Tornano i Disease, band piuttosto attiva nell'underground italiano, che per celebrare i loro primi quattordici anni di storia escono con una rivisitazione del promo ADVTIIXIX datato 1998 con l'intento di dare nuova forma al vecchio, ma ancora decisamente valido, materiale.
Veniamo alla musica. Il genere proposto dal gruppo e' una sorta di Death metal progressivo molto variegato e dai molteplici richiami.
Dopo la claustrofobica intro è il momento di Awake, shine, erase, dove la band dimostra di aver metabolizzato a dovere sia le avanguardie del movimento death svedese sia alcune atmosfere rarefatte di band quali Dream Theater e Labyrinth. Will I embrace it again inizia come una struggente ballad, per poi deflagrare con la cattiveria che contraddistingue i più importanti alfieri del Death: a farla da padrona è la voce di Flavio Tempesta, ora graffiante, ora dolce e malinconica.
Anche Isis white gaze, come il brano precedente, gode di una durata superiore ai dieci minuti; probabilmente si tratta del pezzo più tirato del promo, dove i Disease lasciano da parte i progressismi in favore di un feeling più diretto, contraddistinto dal drumming furioso ad opera di Massimo Tempesta e dal bel ritornello cantato con voce pulita. Verso la fine possiamo sentire anche una parte in italiano, ben inserita nella struttura della canzone, che lascia lentamente spazio alle note malinconiche dell'Outro.
In definitiva i Disease sono una band da seguire e che si contraddistingue per lo sforzo di instillare nuova ed originale linfa nelle vene del Death metal, attuando una commistione ben riuscita tra vari generi.
Un plauso speciale anche perché il promo è totalmente scaricabile in modo gratuito (cover e booklet inclusi) dal loro sito.
(Clode)

Benzoworld.com

Il titolo di questo demo, 'A Circular Decade In Motion', probabilmente riflette quella che è un po' la storia dei cinque brani che lo compongono, essendo questi stati originariamente concepiti e registrati nel 1998, ma proposti soltanto adesso, a distanza di dieci anni, dopo essere stati rielaborati e ri-registrati. Questo è un aspetto da non trascurare: attesto che il lavoro in questione presenta uno stile assai vicino al death classico della fine degli anni '90, stemperato però da stacchi thrash o di heavy classico anni '80, oltre a diversi elementi progressivi, che fanno spesso capolino nei brani (quest'ultimo aspetto, unito all'alternanza tra voci in chiaro e in growl, può richiamare alla mente bands come gli Into Eternity). Comunque, in generale, i Disease mostrano un'ottima versatilità nel variare stile (splendido, tra l'altro, anche il finale di 'Isis White Gaze', cantato in italiano), anche se, forse, talvolta, la band sembra un po' avere la tendenza ad accentuare il contrasto tra le parti melodiche e quelle più aggressive, mentre magari una migliore combinazione tra le diverse idee avrebbe giovato, in certi casi, alla struttura e alla resa effettiva del brano (al contrario, in tal senso, il più riuscito è probabilmente 'Awake – Shine – Erase'). Occhio poi a qualche sbavatura interpretativa e ad una produzione sicuramente migliorabile.
(ElioF)

Metalitalia.it

 Questo dei Disease è un EP, completamente scaricabile dal loro sito, che consta di cinque brani (tre, se si escludono intro ed outro) e che i nostri offrono gratuitamente ai propri fan in occasione del loro quattordicesimo compleanno. Le tre canzoni presenti altro non sono se non la riproposizione di tre vecchi cavalli di battaglia della band, usciti su un demo una decina di anni fa e da allora pressoché introvabili. "Awake, Shine, Erase" è un brano che alla fine potremmo tranquillamente definire prog metal: attenzione però, qui c'è sicuramente la complessità di strutture progressive, ma il tutto è imbastardito da improvvise accelerate al limite del death ed anche la voce di Flavio Tempesta passa dalle clean vocals allo screaming fino al growling. La successiva "Will I Embrace It Again" parte come un lentone prog, con tanto di arpeggi chitarristici soffusi, ma ben presto, in una sorta di escalation di violenza, torna su lidi estremi e a tratti cita anche i Nevermore, richiamati anche dalla performance vocale, comunque assolutamente inferiore a quelle di Warrel Dane. "Isis White Gaze", pur assestandosi sui binari delle precedenti tracce, è la più diretta del lotto ed evita di perdersi eccessivamente in tecnicismi fini a se stessi. A tratti, sepolta sotto una muraglia di chitarre innalzata da Marco Mastruzzi, si sentono sparute influenze dei maestri Rush. Apprezziamo i Disease per il coraggio dimostrato nel comporre brani molto lunghi ed elaborati, ma spesso i ragazzi dovrebbero focalizzarsi maggiormente sulla forma canzone, evitando orpelli che spesso rendono pesante l'ascolto. Considerando però che le canzoni risalgono al 1998 e che i nostri nel frattempo hanno ottenuto un contratto discografico con la Deadbang ed hanno pubblicato un album di buona fattura, possiamo passare sopra questi difetti ed attendere qualche novità nel futuro. Nel frattempo buon compleanno e grazie per il regalo.